Pensioni, non ci sono buone notizie dall’INPS: cosa è stato appena comunicato

Non ci sono buone notizie dall’INPS per i pensionati. Il Governo Meloni ha preso delle decisioni controcorrente. Vediamo quali sono.

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L’amministrazione di centrodestra ha avuto un’occasione unica per attuare riforme senza precedenti del sistema pensionistico.

Ciò comporterebbe la revisione della legge Fornero, come richiesto dalla Lega, e l’innalzamento delle pensioni minime a 1.000 euro.

Questo obiettivo è stato inizialmente proposto da Silvio Berlusconi e Forza Italia.

Nonostante il tempo limitato a disposizione per completare la manovra, c’è ancora la possibilità per lui di farlo in quanto il bilancio definitivo potrà essere formulato solo al termine della legislatura.

Al momento, tuttavia, il bilancio provvisorio sembra essere uno dei meno favorevoli. Sebbene la Legge di Bilancio 2023 abbia introdotto solo alcune novità, la giustificazione può essere addotta con l’alibi dei vincoli temporali.

Analogamente, per il 2024 non si dovrebbero prevedere cambiamenti significativi.

L’Esecutivo ha subito numerosi attacchi, al punto che le critiche sono state abbondanti.

Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, ha recentemente espresso la sua insoddisfazione per i tavoli di discussione del governo, etichettandoli come “non autentici” e suggerendo che all’Esecutivo mancano proposte innovative per la riforma delle pensioni entro il 2024.

Si prevede che per almeno un altro anno sarà imperativo adottare misure temporanee. Lo scenario ideale dell’astensione da Quota 41 sembra improbabile, e il percorso verso l’istituzione dell’opzione donne appare piuttosto contorto.

Inoltre, è fondamentale prendere atto dell’annunciato aumento delle pensioni a 1.000 euro, in quanto sono stati segnalati sviluppi significativi al riguardo.

Pensioni, non ci sono buone notizie dall’INPS

Il Movimento 5 Stelle ha recentemente proposto una mozione per sollecitare il governo ad attivarsi per accelerare l’aumento delle pensioni minime a 1.000 euro.

La proposta di alzare le pensioni a 1.000 euro, misura che rientrava nell’agenda elettorale di Forza Italia, avrebbe dovuto incontrare poche contrarietà da parte della maggioranza.

“Questo obiettivo”, come sottolinea Tajani, “continuerà ad essere perseguito anche in assenza di Silvio Berlusconi”.

Niente buone notizie dall’INPS
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Tuttavia, le cose hanno preso una piega inaspettata. Secondo Davide Aiello, membro della commissione Lavoro per il M5s, e Claudio Durigon, sottosegretario al ministero del Lavoro, c’è stata una richiesta di revisione della mozione.

In particolare, al governo viene chiesto di “impegnarsi ufficialmente ad aumentare le pensioni minime fino al limite indicato”.

Durigon ha presentato una mozione che chiedeva al governo di impegnarsi a mantenere l’aumento di 600 euro esclusivamente per gli over 75, anche nel 2024.

Il M5s ha però respinto questa richiesta, con la conseguenza che la mozione non ha ottenuto la maggioranza.

Consideriamo uno scenario ipotetico che illustri il potenziale impatto della Legge di Bilancio 2024.

Qualora il governo dovesse mantenere le disposizioni previste dal precedente provvedimento fiscale, in particolare in materia di pensioni minime, è prevista la possibilità di un adeguamento straordinario.

Tale adeguamento aumenterebbe il tasso di rivalutazione dall’1,5% al ​​2,7%. Inoltre, ci sarebbe la previsione di stanziare risorse per garantire che le persone di età superiore ai 75 anni continuino a ricevere un aumento fino a 600 euro, in linea con le misure attuate nel 2023.

Tuttavia, è importante notare che la soglia di 1.000 euro sarà rimangono significativamente distanti e inaccessibili.

Nuova Opzione donna

Il governo ha recentemente rivelato i suoi piani per introdurre una nuova disposizione specifica per le donne.

Questa iniziativa mira a garantire alle lavoratrici l’opportunità di andare in pensione prima di quanto previsto attualmente dalla legge Fornero.

Se può sembrare una notizia positiva, indica anche che la precedente interpretazione della scelta delle donne, che consentiva il pensionamento a 58 anni (59 per i lavoratori autonomi) con 35 anni di contributi, non sarà mai ripristinata.

Opzione donna
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La riforma, infatti, punta ad allentare le prescrizioni, rendendole meno stringenti rispetto a quelle attuate con la Legge di Bilancio 2023.

Inizialmente, l’opzione donna era limitata a persone con disabilità, badanti e coloro che erano stati licenziati dal lavoro. Tuttavia, il ritorno alle condizioni precedenti si rivelerà impegnativo.

Quota 41 allargata a tutti?

La Lega ha costantemente sostenuto l’estensione delle opzioni pensionistiche a tutti gli individui come mezzo per affrontare i limiti imposti dalla legge Fornero.

In particolare, propongono di concedere la possibilità di andare in pensione a qualsiasi età una volta che un individuo abbia accumulato 41 anni di contributi, privilegio attualmente riservato ai lavoratori precoci.

Ogni anno l’estensione di Quota 41 viene costantemente ritardata. Nel 2023 è stata invece scelta l’opzione meno onerosa di Quota 103.

Questa alternativa consente di andare in pensione con 41 anni di contributi, ma con il requisito di avere almeno 62 anni.

Di conseguenza, il numero di lavoratori ammissibili è limitato a una piccola frazione, stimata in decine di migliaia (con 17.000 domande pervenute finora).

È altamente probabile che lo stesso scenario si dispieghi nel 2024, non essendoci risorse sufficienti per accogliere tutti gli aventi diritto a Quota 41, figuriamoci superare le disposizioni Fornero.

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