In arrivo 900 euro di aumento in busta paga per alcune categorie di lavoratori. Andiamo a vedere chi li riceverà.
Nel prossimo decreto legge del governo, che è in preparazione per la prossima settimana, sarà attuato uno schema per ridurre ulteriormente il costo del lavoro per un periodo di sei mesi.
Tale riduzione sarà effettiva da luglio a dicembre, con effetto retroattivo a partire dalla retribuzione di agosto.
L’esecutivo ha deciso di discostarsi dalla replica del bonus di 200 euro previsto dalla precedente misura di aiuto e puntare invece sul raddoppio (o poco più) dell’esenzione fiscale esistente per gli stipendi fino a 35.000 euro annui (2.692 al mese) per gli occupati.
L’attuale riduzione dei pagamenti, che comporta un aumento della busta paga, è fissata allo 0,8%. Inoltre, ci sarà un’ulteriore riduzione dell’1%, facendo scendere temporaneamente l’aliquota contributiva del lavoratore al 7,39% (dall’originario 9,19%).
È importante notare che ciò non influirà sulla futura pensione degli interessati, in quanto lo Stato fornirà la differenza come contributo figurativo.
La nuova strutturale salariale
L’introduzione della nuova struttura salariale ad agosto comporterà cambiamenti significativi. Secondo la nostra attuale ipotesi, tali modifiche riguarderanno anche il recupero dei benefici per il mese di luglio.
Inoltre, dal 2023 in poi ci sarà un aumento dello 0,8%. Di conseguenza, l’aumento mensile del reddito varierà a seconda del livello salariale.
Per i soggetti con reddito più elevato l’aumento sarà pari a 75 euro. Viceversa, per chi ha stipendi più bassi, l’aumento sarà proporzionalmente minore, come indicato nella tabella in questa pagina.
Ad esempio, le persone che guadagnano 1.280 euro al mese riceveranno un beneficio totale di 36 euro nel mese di agosto.
È importante notare che questo meccanismo differisce dalla precedente misura da 200 euro, che favoriva chi aveva salari più bassi.
L’attuazione di tale misura per dipendenti e pensionati avrebbe comportato un costo di oltre sei miliardi di euro per il bilancio dello Stato.
Al contrario, l’attuale approccio scelto è incentrato sulla riduzione del cuneo contributivo per i dipendenti.
Questo approccio potrebbe potenzialmente diventare un appuntamento fisso se il prossimo governo decidesse di adottarlo, come richiesto dai sindacati.
A partire da settembre, i pensionati riceveranno una rivalutazione anticipata della loro pensione, con un aumento approssimativo del 2%.
Questa decisione è in linea con l’attuale sistema di aggiustamento, che potrebbe rivelarsi insufficiente in un periodo di rapida accelerazione dei prezzi.
Ogni anno, i pagamenti delle pensioni vengono adeguati in base all’andamento dell’inflazione dell’anno precedente.
Inizialmente era stato previsto un aumento temporaneo dell’1,7% per il 2022 e attuato da gennaio in poi.
Tuttavia, questa percentuale è stata successivamente rivista al rialzo all’1,9%. Nel frattempo, nel 2023, il costo della vita è aumentato notevolmente.
Pertanto, si è deciso di riconoscere un cambiamento significativo a partire da settembre, con un aumento definitivo atteso da gennaio in poi.
Aumento intorno all’8%
Si prevede che questo aumento si attesterà in media intorno all’8%, anche se si verificherà un leggero calo nella seconda metà dell’anno.
Lo Stato, secondo i calcoli dell’INPS, dovrebbe stanziare circa 24 miliardi di risorse, come previsto dalla legge.
I pensionati beneficeranno anche del più favorevole meccanismo di indicizzazione, che sarà pienamente attuato entro il 2023, oltre a tenere conto dell’inflazione.
Tale recupero è integrale, anche per chi ha redditi pensionistici più elevati, in quanto la rivalutazione non sarà ridotta per l’intero importo, ma solo per la parte che supera una certa soglia, limitata al 25 per cento.
Per quanto riguarda i restanti dettagli, il decreto finalizzato conterrà l’ufficialità dell’eliminazione dei corrispettivi di sistema sulle fatture per il quarto trimestre dell’anno.
Inoltre, lo sconto di 30 centesimi sul carburante, attualmente in vigore fino al 21 agosto, sarà prorogato almeno fino alla fine di settembre.
Per quanto riguarda la potenziale riduzione dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) sui beni di prima necessità, tale possibilità è ancora allo studio, con un’attenta valutazione del suo potenziale impatto e della sua durata.