In attesa di ulteriori sviluppi da parte del Governo, come funzionano e quali requisiti servono per accedere a Quota 41 e 103?
A breve verrà rivisitato il capitolo sulle pensioni, proponendo alle persone la scelta tra andare in pensione con Quota 41 o Quota 103.
Il governo avvierà consultazioni con le varie parti sociali per determinare una decisione cruciale per il prossimo anno.
Prossima la scadenza della Quota 103, prevista per la conclusione del corrente anno. Nel caso in cui il governo non riuscisse a individuare un piano sostitutivo, sarebbe necessario ricorrere alla tanto temuta Legge Fornero.
Questa legge impone che le persone lascino la forza lavoro al raggiungimento dell’età di 67 anni, con un prerequisito di 42 anni e 10 mesi di contributi.
I sindacati stanno anticipando l’imminente scontro. Il periodo di attesa è stato lungo e ora rimangono solo un numero limitato di mesi per raggiungere una decisione che consenta una maggiore adattabilità.
Tenendo conto dell’idea che sarebbe ottimale scoprire un approccio alternativo e più affidabile in materia di quote, diventa evidente che sorgono numerosi impedimenti che impediscono il soddisfacimento di queste richieste.
Nel 2024, quali sono le ipotesi attuali? Entrerà in vigore Quota 41, che prevede la possibilità di andare in pensione anticipata indipendentemente dall’età e con 41 anni di contributi?
In caso negativo, quali altre opzioni vengono prese in considerazione? Inoltre, qual è il destino di altre misure, come l’Opzione Donna, che scadrà nel dicembre 2023?
Quota 41 in stand by: costa troppo
Il tema della possibilità di prepensionamento, indipendentemente dall’età, con un totale di 41 anni di contribuzione, è già stato ampiamente discusso qualche mese fa.
I sindacati hanno sostenuto con insistenza questa misura, mentre anche il governo ha espresso l’obiettivo primario di mitigare i potenziali rischi legati alla politica “Fornero“.
Senza le risorse adeguate per realizzare tale misura, sarebbe poco pratico considerarne l’attuazione, in quanto interesserebbe una parte significativa della popolazione italiana.
In sintesi, la questione in esame può essere attribuita a risorse finanziarie insufficienti ea un vasto bacino di potenziali destinatari.
Secondo la stima dell’INPS di qualche mese fa, l’attuazione della Quota 41 avrebbe un impatto significativo sulle finanze dello Stato.
Nello specifico, ci riferiamo a ben 4 miliardi nel primo anno di attuazione, con un totale cumulato di 75 miliardi nel corso di dieci anni.
Il livello di preoccupazione di Salvini per l’attuazione di misure come Quota 41 è irrilevante. Questa opzione è ora in fase di scarto, in particolare per l’anno 2024, come testimoniato dal suo definitivo allontanamento dal Def.
A questo sentimento fa eco Riccardo Molinari, capogruppo del Carroccio, il quale afferma che Quota 41 è semplicemente irrealizzabile con i limitati fondi attualmente disponibili. Quindi, quali scenari alternativi sono stati considerati?
Ipotesi proroga Quota 103 per il 2024
In situazioni in cui il tempo è limitato, spesso non c’è altra scelta che accettare le circostanze attuali.
Questo approccio ha portato all’intreccio di numerose complessità all’interno della riforma delle pensioni, rendendone difficile districare e affrontare.
È molto probabile che questo meccanismo si mantenga nel 2024 come modalità primaria per far fronte alle problematiche di prepensionamento.
Con la scadenza di Quota 103 prevista per dicembre di quest’anno, una delle ipotesi più discusse è la prosecuzione dell’attuale misura che consente andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi.
Questa ipotesi, contrariamente a Quota 41, appare più probabile. La logica alla base di questo è piuttosto semplice: è una soluzione più conveniente.
Inoltre, l’implementazione di questo approccio comporterebbe un pubblico target più ridotto, richiedendo quindi meno risorse e, in ultima analisi, aumentando la fattibilità complessiva del progetto.
È molto probabile che Quota 103 persista anche nell’anno successivo, consentendo così la possibilità di uscita anticipata dal lavoro anche nel 2024.
Quale il destino di Opzione Donna?
Accanto a Quota 103, al 31 dicembre 2023 giungerà a scadenza anche l’Opzione Donna. Tale misura è stata costantemente prolungata nel corso degli anni e ha subito significative modifiche soprattutto nel 2023.
Tali modifiche hanno comportato una sostanziale diminuzione del numero di soggetti che beneficiano della misura, nonché una riduzione delle risorse finanziarie stanziate dallo Stato.
Cosa succederà a Opzione Donna in futuro? Non si tratta di una riforma strutturale, ma piuttosto di una questione se l’ipotesi che entro il 2024 venga completamente eliminata l’opzione del prepensionamento esclusivamente per le donne.
Nel 2023 questa opzione sarà disponibile solo per le badanti donne, con una percentuale ridotta al 74%, o per le lavoratrici licenziate o alle dipendenze di aziende in difficoltà economiche.
In alternativa, si può scegliere di prolungare la durata della misura fino al 2024. Tuttavia, se si intraprende questa strada, i sindacati continueranno a sostenere il ripristino dell’Opzione Donna ai suoi criteri precedenti: essere accessibile a tutte le donne che hanno 58 anni e hanno versato 35 anni di contributi (per i lavoratori autonomi, 59 anni).
Prevedere gli eventi del prossimo anno è un compito difficile. Tuttavia, è indiscutibile che, anche in questo scenario incerto, l’attenzione rimane sulla disponibilità delle risorse.
Il piano rivisto per il 2023 presenta una soluzione più sostenibile per le risorse finanziarie dello Stato. Nonostante ciò, i sindacati persistono nei loro sforzi per tornare alle condizioni dell’anno precedente.