Arrivano pessime notizie dall’INPS: l’assegno della pensione potrebbe essere sospeso a specifiche categorie di cittadini italiani.
La pensione di invalidità non è un privilegio a tempo indeterminato. In determinate circostanze, i soggetti che sperimentano una ridotta capacità lavorativa e si trovano anche in uno stato di difficoltà economica possono perdere l’assistenza monetaria erogata dall’INPS.
La sospensione della Pensione di invalidità può avvenire per diverse circostanze. Recentemente la Corte di Cassazione si è pronunciata sulla sentenza n. 3011/2023.
Tale sentenza ha sottolineato che il diritto a ricevere tale forma di agevolazione economica non può estendersi oltre il limite di età previsto per l’accesso alla Pensione di Vecchiaia, che attualmente è di 67 anni.
La pensione di invalidità non solo decade al compimento dei 67 anni, momento in cui viene convertita in altra prestazione, ma anche nel caso in cui vengano meno i criteri di ammissibilità, quali il possesso dei requisiti fisici ed economici.
Inoltre, l’obbligo di rendicontazione annuale della propria situazione finanziaria può comportare anche la perdita della pensione.
Per quanto riguarda questo argomento, i seguenti dettagli riguardano il caso in cui un individuo può perdere la pensione di invalidità, nonché chi dovrebbe essere preoccupato per la brusca cessazione dei pagamenti.
Pensione d’invalidità superati i 67 anni
Come previsto, i disabili civili che percepiscono un assegno mensile cesseranno di percepirlo al compimento dei 67 anni.
Ciò è dovuto al fatto che l’assegno per gli invalidi civili viene automaticamente convertito in assegno sociale al raggiungimento del limite di età per percepire un assegno pensione di vecchiaia.
Vale la pena notare che questo limite di età è soggetto ad adeguamento ogni due anni in base all’aspettativa di vita.
La stessa regola vale sia per la pensione di invalidità totale che per l’assegno per i sordi. Diverso è invece il caso per le persone parzialmente o totalmente cieche, in quanto sono le uniche che continueranno a percepire la pensione anche dopo aver compiuto 67 anni.
La cessazione delle pensioni di invalidità in caso di occupazione
Secondo il messaggio numero 3495/2021 diffuso dall’INPS, nel 2021 è stato attuato il principio stabilito in diverse sentenze della Cassazione.
In esso si afferma che il mancato svolgimento di attività lavorative, assimilate ai requisiti sanitari, è una componente essenziale del diritto a ricevere prestazioni assistenziali.
L’INPS ha seguito la giurisprudenza che stabilisce che l’esercizio di un’attività lavorativa, indipendentemente dall’ammontare del reddito da lavoro, escluda dal percepimento delle prestazioni.
Di conseguenza, coloro che esercitano qualsiasi forma di lavoro, indipendentemente dal reddito, devono essere consapevoli che verrà meno il loro diritto alla pensione di invalidità.
Stop pensione invalidità in assenza dei requisiti fisici
Quando lo stato di invalidità è rivalutato dall’INPS e successivamente revocato, ovvero quando la percentuale di invalidità scende al di sotto della soglia minima del 74% richiesta per percepire l’assegno, si perde il diritto alla pensione.
La mancata presentazione di una valutazione medica di una disabilità, se richiesta, può comportare la decadenza dei benefici.
In particolare, al primo caso di mancata presentazione, l’INPS sospende l’assegno e sollecita l’intestatario dell’assegno a fornire valide motivazioni entro il termine di 90 giorni.
Nel caso in cui la giustificazione dell’assenza non pervenga, o sia ritenuta priva di merito, l’INPS annullerà l’assegno.
Tuttavia, se la giustificazione è valida, l’Istituto fisserà un’altra visita medica. In caso di mancata presentazione al secondo esame, il beneficio economico sarà revocato dalla data di sospensione.
Stop in assenza di requisito economico
In caso di perdita dei necessari requisiti economici è possibile la revoca della pensione di invalidità. Per approfondire, la restrizione fissata per il 2023 non deve essere superata ed è la seguente:
- 391,88 euro per l’assegno che spetta agli invalidi che hanno una percentuale compresa tra il 74% e il 99%;
- 920,00 euro per l’assegno che spetta a chi ha il 100% di invalidità.
Se un soggetto supera il limite stabilito, decade il diritto alla pensione. Quanto sopra vale anche per chi trascura di presentare la dichiarazione dei redditi, indipendentemente dal fatto che sia compilata tramite il modello 730 o il modello Redditi PF, o se non utilizza il modello RED.
Quando l’INPS avrà bisogno di maggiori informazioni, invierà un avviso di sospensione agli interessati. La comunicazione sarà inviata tramite raccomandata con ricevuta di ritorno.
Nella lettera verrà chiesto ai destinatari di richiedere la ricostituzione del reddito entro sessanta giorni.
La mancata compilazione della domanda comporterà la sospensione della pensione di invalidità. Se decorsi 120 giorni dalla sospensione il beneficio non è stato ripristinato, esso sarà revocato.