A diversi cittadini italiani farà molto piacere sapere di un bonus 1.000 euro destinato a loro. Vediamo di cosa si tratta esattamente.
Recenti speculazioni suggeriscono che il governo stia valutando la possibilità di aumentare il limite di esenzione fiscale per i fringe benefit a € 1.000 per tutti gli individui.
Inoltre, si è parlato di introdurre un bonus esentasse di 660 euro fino a tre figli. Sono queste le proposte di modifica all’attuale Decreto Lavoro, che riconosce solo un limite di fringe benefit di 3.000 euro ai dipendenti con figli.
Il governo ha espresso il desiderio di ampliare la cerchia dei beneficiari per includere coloro che non hanno figli e introdurre un bonus per figli esentasse.
Tuttavia, le modifiche proposte al decreto sul lavoro dal ramo esecutivo possono presentare una sfida in termini di fornitura di una copertura sufficiente.
Il costo stimato di questa impresa è di circa 250 milioni di euro, rendendo imperativo l’individuazione di modalità di finanziamento sostenibili a supporto di eventuali modifiche.
Rimane irrisolta la questione dello smart working, con l’attuale normativa in scadenza a fine giugno.
Sebbene sia prevista un’ulteriore proroga, sarà concessa solo ai dipendenti vulnerabili. Non potranno partecipare i genitori che hanno figli di età inferiore ai 14 anni.
Bonus 1.000 euro sotto forma di fringe benefit
I benefici aggiuntivi, altrimenti chiamati benefici in natura o fringe benefit, sono benefici concessi ai dipendenti dalle loro società in aggiunta alla loro retribuzione base.
Questi benefici si presentano in varie forme, come l’accesso ai veicoli aziendali, l’assicurazione sanitaria, pasti ridotti o gratuiti, contributi pensionistici, buoni pasto, programmi di sviluppo educativo o professionale, permessi retribuiti per eventi personali o familiari e molti altri.
Inoltre, i fringe benefit possono offrire vantaggi fiscali sia per il dipendente che per l’azienda, in quanto alcuni possono essere esenti da imposta o soggetti a tassazione agevolata.
Sono stati anche particolarmente cruciali durante la pandemia di Covid-19, fungendo da cuscinetto contro l’inflazione e preservando il potere d’acquisto.
Il Decreto Lavoro ha recentemente alzato il limite massimo per i fringe benefit da 258 a 3.000 euro, ma solo per i dipendenti con figli.
Tuttavia, l’esecutivo sta attualmente esaminando questa politica con l’intento di incoraggiare i datori di lavoro a utilizzare benefici accessori per i propri dipendenti.
Un’idea proposta è quella di estendere l’ammissibilità ai fringe benefit a tutti i dipendenti, indipendentemente dal fatto che abbiano figli, fissando la soglia a 1.000 euro.
Nel frattempo, il governo prevede di fornire assistenza alle famiglie con bambini istituendo un bonus per i figli esentasse fino a 660 euro per un massimo di tre figli.
L’obiettivo dell’esecutivo è quello di ampliare la portata e l’efficacia della misura riducendo la soglia da 3.000, inizialmente fissata solo per i dipendenti con figli secondo il Decreto Lavoro, a una platea più ampia di 1.000 euro per tutti.
Ciò avverrà attraverso un riadeguamento dei fringe benefit, con conseguente incremento del limite a 1.660 euro per il dipendente che ha un figlio, fino a raggiungere i 2.980 euro per chi ne ha tre, avvicinandosi alla soglia originaria di 3.000 euro.
Va notato che queste modifiche proposte riguarderanno solo le aziende che scelgono di offrire fringe benefit ai propri dipendenti.
La questione delle coperture
Le modifiche sono state avanzate con l’imperativo di garantire una copertura adeguata. Quelle proposte, però, comporteranno spese per circa 250 milioni di euro, contro i 142 milioni di euro stimati dal Decreto Lavoro per portare il limite a 3.000 euro per il solo personale addetto all’educazione dei figli.
Al momento, lo sgravio fiscale messo in campo dal governo Meloni con il Decreto Lavoro è solo temporaneo.
Tuttavia, il Presidente del Consiglio ha affermato durante un confronto con i sindacati che il governo mira a rendere permanenti i benefici accessori e gli sgravi fiscali per i datori di lavoro che hanno un neonato. Ciò è in risposta alla questione del calo dei tassi di natalità.
Il tema smart-working
Il governo ha chiarito che intende estendere l’uso dello smart-working solo ai dipendenti considerati fragili, indipendentemente dal fatto che lavorino nel settore privato o pubblico.
Ciò significa che le persone che hanno figli di età inferiore ai 14 anni non saranno incluse in questa iniziativa. Si prevede che la nuova scadenza per questa espansione sarà il 30 settembre o il 31 dicembre 2023.
In tema di smart-working, il governo si trova di fronte a una sfida nel reperire i fondi necessari per sostenere l’intervento, che ammonterebbe a circa 30 milioni di euro.
Il doppio binario pubblico-privato, precedentemente esistente, è ora destinato a scomparire. Per quanto riguarda il prolungamento dello smart working per i dipendenti privati con figli sotto i 14 anni e soggetti vulnerabili, c’è una scadenza al 30 giugno.
Paolo Zangrillo, Ministro per la Pubblica Amministrazione, ha espresso che l’urgenza di intervento non è più presente in quanto la pandemia si è placata. Tuttavia, spera che i bisogni della popolazione vulnerabile continuino a essere riconosciuti.
Secondo Francesco Zaffini, presidente della commissione, le disposizioni ufficiali non sono ancora state rilasciate e saranno disponibili in aula solo entro il 13 o 14 giugno.