Alcune specifiche categorie di lavoratori potranno andare in pensione a 52 anni. Ecco cosa prevede la legge in merito.
La legge italiana permette ai lavoratori di lasciare il mondo del lavoro a 52 anni e ottenere il trattamento pensionistico? Sì, ma – come scopriremo nelle prossime righe – ciò avviene raramente e riguarda casi specifici per i quali è possibile considerare la possibilità di lasciare il lavoro in anticipo a 52 anni, senza raggiungere i requisiti base per l’ottenimento della pensione di vecchiaia.
Le baby pensioni introdotte negli anni ’70
Le “baby pensioni” furono introdotte dal Governo Rumor nel 1973 e concesse a partire dal 1981.
Gli impiegati del settore pubblico ne furono i principali beneficiari: le donne sposate con figli potevano accedere alla pensione con soli 14 anni, 6 mesi e un giorno di contributi.
Gli impiegati statali avevano bisogno di 20 anni di contributi, quelli impiegati presso gli enti locali, invece, di 25 anni di contributi.
La concessione delle baby pensioni ha permesso a molte persone di andare in pensione a un’età compresa tra i 45 e i 50 anni.
Le baby pensioni furono abolite con la Riforma Dini del 1995 e rimpiazzate dalla pensione di anzianità. Guardando alla situazione attuale, un lavoratore può realmente ottenere la pensione a soli 52 anni?
Non ci sono leggi che impediscano l’accesso a opzioni previdenziali senza soddisfare i requisiti anagrafici, come la pensione anticipata ordinaria e Quota 41 pensata per quelli che vengono definiti, dalla legge, lavoratori precoci.
Per accedere a queste opzioni, è necessario aver iniziato a lavorare in giovane età, anche a 10 anni, il che rappresenta un caso certamente raro, ma non improbabile da trovare nella realtà.
Le opzioni da considerare
Secondo la legge italiana, non esiste un divieto totale di impiegare i minorenni al lavoro, anche se il limite minimo per l’assunzione regolare è di 16 anni.
Al di sotto di tale età, è possibile lavorare con un contratto di apprendistato, ma non si può essere formalmente assunti, a meno che non vi sia un’approvazione da parte dell’Ispettorato territoriale del lavoro e il consenso scritto dei genitori per le attività culturali, artistiche, sportive, pubblicitarie o nel settore dello spettacolo.
Tuttavia, in nessun caso, deve essere compromessa l’integrità fisica o psicologica del minore e deve essere garantita la possibilità di frequentare la scuola e di accedere a programmi di formazione professionale.
Dopo aver chiarito questo punto, possiamo affermare che è teoricamente possibile accedere ad alcune opzioni previdenziali e andare in pensione a 52 anni, come con la pensione anticipata ordinaria o la Quota 41 per lavoratori precoci.
Tuttavia, questa è una situazione estremamente rara: quanti cinquantaduenni hanno accumulato 41 o 42 anni di contributi? Probabilmente pochissimi o addirittura nessuno.
In questa fase, entra in gioco il contributo volontario di denaro per la pensione.
Ad esempio, un lavoratore di 52 anni che ha accumulato 35 o 36 anni di contributi versati e che è stato assunto legalmente a 16 o 17 anni può decidere di andare in pensione a 52 anni con il versamento volontario di ulteriori 5-6 anni di contributi. Tuttavia, questo processo ha un costo non accessibile a tutti.
Esiste anche un’altra possibilità per andare in pensione a 52 anni, ma dipende dalle condizioni di salute del lavoratore.
Nel settore privato, alle donne non vedenti è consentito andare in pensione a 51 anni dopo aver maturato 10 anni di contributi dall’insorgere della cecità assoluta, se sono nate cieche o sono divenute tali prima dell’inizio del rapporto assicurativo.