Il mondo del lavoro, per le donne, non sempre è semplice. Spesso capita infatti che il clima sul luogo in cui ci si reca tutti i giorni non è sereno come si spera. Spesso le donne si trovano a fare i conti con il fenomeno del mobbing.
Potrebbe capitare che con l’arrivo di un nuovo dirigente, il posto di lavoro diventi un vero e proprio incubo. E così la donna non potrà più ottenere dei giorni di permesso e verrà controllata durante ogni mansione che svolge. Potrebbe capitare anche di essere vittima di molestie e, a causa della necessità di questo lavoro, si è costrette a mandare giù il rospo tutti i giorni.
Il fenomeno del mobbing nel mondo lavorativo femminile
Nonostante ci troviamo in un periodo in cui la lotta per la parità dei sessi continua ad andare avanti, il fenomeno del mobbing verso quello che un tempo veniva considerato il “sesso debole” è in costante crescita.
Infatti non tutti riescono a trovare il coraggio di denunciare questo fenomeno in quanto la loro paura più grande è quella di perdere il posto di lavoro.
In base agli ultimi dati condivisi dall’ISTAT, circa l’82% delle donne hanno visto la nascita di disturbi psichici provocati dal mobbing sul lavoro.
Ma quali sono le situazioni che si presentano più frequentemente? Eccole di seguito:
- rifiuto senza una giustificazione valida della concessione di un orario di lavoro ridotto o di permessi;
- essere accusate di lavorare male;
- vedersi assegnati dei ruoli inferiori se si fa il confronto con le capacità possedute;
- vedersi attribuiti dei compiti urgenti anche se non sono tali;
- avere dei richiami o delle contestazioni non adeguate;
- essere escluse dalle riunioni di routine;
- essere criticate senza una valida motivazione;
- ricevere continui rimproveri con toni arroganti;
- vedersi piovere addosso delle minacce di licenziamento o di trasferimento;
- essere controllate ossessivamente;
- essere molestate attraverso apprezzamenti, palpeggiamenti o avances;
- veder giudicato il proprio lavoro in maniera negativa.
Cosa accade nelle donne vittime di mobbing
Il fenomeno del mobbing provoca nelle donne conseguenze molto gravi a livello psichico tra cui ansia, astenia, attacchi di panico, depressione, anoressia, disturbi del sonno, alcolismo, bulimia, vertigini, cefalee, tachicardia, eruzioni cutanee, disturbi dell’apparato gastrointestinale, ipertensione arteriosa, patologie psichiatriche e molto altro ancora.
Ma capiamo bene di cosa si tratta attraverso un esempio pratico. In questo esempio la protagonista sarà Anna, una commessa di nostra invenzione che lavora in un negozio di abbigliamento.
Anna, rientra da lavoro dopo un periodo di maternità e propone al titolare di avere un orario di lavoro part time proprio come prevede il contratto. Il datore di lavoro però fa finta di non sentirla e Anna, pur di tenersi il posto di lavoro, continua a lavorare con un orario pieno.
Questo è soltanto uno dei numerosi esempi di mobbing che ogni giorno vedono protagoniste le donne che continuano a sopportare tutto ciò proprio per evitare di perdere l’unica fonte di sostentamento.
Queste infatti, ingoiano il rospo e cercano di sopportare fino a quando riescono. Nonostante ciò, è molto importante denunciare ogni episodio di mobbing presso uno dei numerosi sportelli anti mobbing che si trovano in Italia.
Di grande aiuto potrebbe essere anche portare la propria esperienza ai giornali, in tv o in radio. Solo in questo modo si riuscirà a buttare giù il muro di omertà e a dare una mano a tutte quelle donne che si trovano a vivere una situazione analoga.
In molti casi la donna è vittima anche di minacce e molestie. Nel momento in cui la condotta vessatoria si trasforma in un’ipotesi di reato, la donna in questione ha il diritto di denunciare l’accaduto presso le autorità giudiziarie del territorio.
Se si analizza la situazione da un punto di vista civile, una donna che risulta essere vittima di mobbing ha tutto il diritto di far ricorso al tribunale e chiedere un risarcimento per i danni che ha dovuto sopportare.
Prima di dare inizio ad una causa civile, è importante però che si mettano da parte tutte le prove per dimostrare l’accaduto.
La donna in questione dovrà quindi dimostrare:
- di avere subito una condotta di mobbing da alcune settimane;
- che ogni vessazione ha causato un danno alla salute psicologica e fisica andando a creare un’ansia tale da essere tenuta sotto controllo solo attraverso i farmaci.
Prima di procedere quindi è molto importante controllare tutti gli elementi che si hanno a disposizione.
Che cos’è il mobbing
Quando si parla di mobbing si fa riferimento a diversi comportamenti differenti. In poche parole si tratta quasi di una “distruzione psicologica” che viene fatta tramite attacchi verbali, offese, rimproveri e provocazioni.
Per parlare effettivamente di mobbing è necessario che si presentino alcuni elementi tra cui:
- un comportamento vessatorio che va avanti almeno da sei mesi;
- danni alla salute fisica e psichica tra cui tachicardia o attacchi di panico;
- nesso causale, ossia il rapporto causa effetto tra danno sofferto e vessazione;
- la volontà del mobber di andare avanti con la persecuzione.
Che cos’è il bossing
Esiste poi il bossing, una tipologia particolare di mobbing che si attua verso un lavoratore da parte di superiori gerarchici. Lo scopo del bossing è quello di fare in modo che il dipendente venga sfavorito e spinto alle dimissioni volontarie.
Ecco un esempio pratico. Questa volta la protagonista è Marta, un’ipotetica consulente finanziaria. L’istituto bancario si trova costretto a diminuire il personale e affida a Marta delle mansioni inferiori che non rientrano nelle sue corde.
Inoltre le revocano anche diversi benefit aziendali senza darle una motivazione giustificata. Con il passare del tempo, Marta non sopporta più la situazione e prende la decisione di dimettersi.
Nel caso in cui tali vessazioni vengono fatte dai colleghi, il fenomeno in questione prende il nome di mobbing orizzontale. In poche parole si sceglie una vittima, di solito un lavoratore molto bravo, sul quale si vanno a scaricare tutte le gelosie professionali.
È ovvio capire qual è lo scopo di questo comportamento, ossia di fare in modo che il dipendente non riesca ad avanzare di carriera.