Alcune tasse possono non essere pagate dopo 5 anni: ecco quali sono e perché è prevista questa regola in merito.
Le tasse non pagate rappresentano un illecito tributario che può avere conseguenze sia legali che puramente economiche. Per questa ragione, è importante conoscere i tempi di prescrizione delle tasse, per evitare problemi di natura fiscale.
Tasse che si possono non pagare dopo 5 anni: le tipologie
Non pagare le tasse è un atteggiamento che fa capo a un illecito tributario punito con una sanzione, che incrementa, nei fatti, l’importo originariamente dovuto. Questa, però, è solo una delle possibili conseguenze.
Il mancato pagamento delle tasse può anche avere come conseguenza il pignoramento dei beni. L’Agenzia delle Entrate – in questo caso – può sequestrare i beni al fine di saldare il debito fiscale non pagato. Inoltre, se si superano determinate soglie stabilite dalla normativa contro l’evasione fiscale, potrebbe scattare anche una sanzione penale.
Se, ad esempio, si ometti il versamento dell’IVA per 150.000 euro in un singolo anno d’imposta, si può incorrere in una sanzione penale, oltre che tributaria.
I tempi di prescrizione delle tasse non pagate
Il sistema tributario italiano stabilisce termini precisi per l’accertamento del debito prima di passare alla riscossione diretta.
L’accertamento deve essere notificato entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione dei redditi, nel caso di dichiarazione non veritiera. Nel caso di omessa o nulla dichiarazione, l’avviso di accertamento può essere notificato entro il 31 dicembre del settimo anno successivo a quello in cui si sarebbe dovuta presentare la dichiarazione.
Per quanto riguarda la riscossione, i tempi di prescrizione variano a seconda della tipologia di tassa. Alcune tasse, come l’IRPEF, l’IRAP, l’IRES, l’IVA, le imposte di bollo, l’imposta ipotecaria, l’imposta catastale, il canone Rai e i contributi CCIAP, cadono in prescrizione dopo 10 anni.
Altre tasse, come l’IMU, la TARI, la TASI, la TOSAP, gli contributi INAIL e INPS, le sanzioni amministrative e le violazioni del codice della strada, vanno in prescrizione, invece, dopo 5 anni. Il bollo auto, invece, ha un termine di prescrizione di 3 anni.
La prescrizione delle cartelle esattoriali
Dopo il termine di prescrizione delle tasse non pagate, la pratica è passata all’Agenzia delle Entrate Riscossione. È, quindi, inviata una cartella esattoriale al contribuente, il quale è invitato ad effettuare il pagamento. In casi più gravi, possono essere adottate misure più drastiche, come il pignoramento o il fermo amministrativo.
Anche in questo caso, però, la prescrizione potrebbe intervenire se, dopo l’invio della cartella, non è avviata alcuna azione legale.
Esistono due interpretazioni sulla prescrizione delle cartelle esattoriali. Secondo una di queste, la prescrizione delle cartelle esattoriali seguirebbe gli stessi termini delle imposte corrispondenti. Una cartella relativa all’IVA, ad esempio, andrebbe in prescrizione dopo 10 anni, mentre una relativa ai contributi previdenziali INPS dopo 5 anni.
La seconda interpretazione, più diffusa, sostiene che la prescrizione delle cartelle esattoriali sia sempre di 5 anni, indipendentemente dal tipo di somma riscossa. Questa interpretazione è stata ripresa anche dalla Commissione Tributaria Provinciale di Varese, secondo la quale i crediti erariali, inclusi quelli relativi a imposte dirette e IVA, si prescrivono in 5 anni poiché sono atti amministrativi.