I bonus che potrebbero non essere confermati con la nuova Legge di Bilancio in arrivo per il 2024. Ecco le novità in merito.
Il governo fa leva su una base di partenza di 16 miliardi di euro al fine di elaborare la nuova Legge di Bilancio prevista per il 2024. Tale cifra, però, non riuscirà a coprire tutte le riforme previste, nonché alcuni bonus che, fino a questo momento, sono stati fruiti da milioni di italiani. Scopriamo insieme, dunque, quali potrebbero essere quelli potenzialmente eliminati a partire dal prossimo anno.
Nuova Legge di Bilancio 2024, quali bonus potrebbero non essere confermati
Tra i bonus che potrebbero non essere confermati all’interno della manovra prevista per il 2024, c’è il Superbonus 110% che, in sostanza, incide notevolmente sulle casse statali.
Tale bonus, come molti di voi saprete, è destinato alle ristrutturazioni edilizie e fu introdotto, nello specifico, nel 2020 con una ipotesi di spesa pari a 35 miliardi, che poi si è tradotta, invece, a quasi 100 miliardi di euro.
Un altro bonus che, probabilmente, non sarà così confermato per il 2024, è quello per le facciate, introdotto come il super bonus 110%, nel 2020.
All’inizio, fu previsto un margine di 5,9 miliardi di euro sforato, poi, a 26 miliardi di euro. Con molta probabilità, il Superbonus sarà erogato esclusivamente a chi rispetterà determinati requisiti di reddito, limite che, fino a questo momento, non era stato imposto.
Inoltre, tale bonus potrà essere erogato principalmente per i lavori che riguardano il miglioramento di determinate strutture sul piano energetico.
Lo scenario per le pensioni
Non ci saranno modifiche sostanziali perché concerne le pensioni. Il governo, infatti, intende prorogare la quota 103 al fine di anticipare l’età pensionistica per i lavoratori che hanno almeno 62 anni e 41 anni di contributi.
Tutto il resto è uguale, nonostante i sindacati abbiano più volte richiesto di riportare le soglie dell’età di pensionamento a quelle stabilite nel corso del 2022 ossia sotto i sessant’anni.
Accantonata, inoltre, la detassazione delle tredicesime che avrebbe fatto respirare i lavoratori dipendenti con un ISEE di fascia medio-bassa. Ciò avviene in quanto c’è poca disponibilità finanziaria che non ha permesso, dunque, di introdurre questo elemento all’interno della procedura del taglio del cuneo fiscale.
D’altronde, i 3,2 miliardi di euro destinati a questa manovra, nei fatti, sono state destinate a ulteriori misure considerate molto più importanti: tra queste, ci sono la riforma delle pensioni, i costi legati al fenomeno migratorio, nonché alle retribuzioni nel settore pubblico.
Certamente, in tale scenario, assume particolare rilevanza il taglio del cuneo fiscale, che prevede una riduzione del 6% delle tasse sugli stipendi al di sotto dei 25.000 € del 7% per i salari sotto i 35.000 €. Ci sono, in ballo, anche le nuove aliquote IRPEF che incideranno – in maniera notevole – sulla busta paga dei dipendenti.