Nonostante l’inflazione, pare che un terzo del cibo prodotto finisca direttamente nel cassonetto. Un qualcosa che in Italia causa una spesa di 385€ a persona.
Infatti, se riusciremo a salvare un quarto del cibo che si trasforma in rifiuti, si potrebbe avere la possibilità di soddisfare il fabbisogno di cibo di coloro che soffrono la fame. Infatti, questo spreco sarebbe sufficiente per 1,2 miliardi di persone.
Lo spreco alimentare in Italia
Tutti gli anni, a livello globale, viene sprecato un terzo del cibo.
Una quantità che, in base alle stime Fai, potrebbe dare la possibilità di sfamare 1,26 miliardi di persone.
Durante la giornata internazionale della consapevolezza sulle perdite e sugli sprechi alimentari, all’interno di un rapporto condiviso dal centro studi Divulga, si è posta all’attenzione su un fenomeno che, a livello mondiale, risulta essere molto critico e che va coinvolgere molte fasi della filiera a partire dalla produzione fino al consumo.
Le varie fasi dello spreco
Dalle elaborazioni dei dati fatti dalla FAO e da Eurostat, lo studio va a descrivere le numerose fasi dello spreco.
Il tutto inizia prima che il cibo arriva sui mercati in quanto questo viene disperso a causa di inefficienza durante la fase di gestione o di trasformazione del prodotto.
Alla fine invece vi è la responsabilità delle reti di vendita e dei vari servizi di consumatori e di somministrazione.
Tutti gli anni nell’Unione Europea si vanno a generare 19 milioni di tonnellate di sprechi alimentari il quale equivale a 131 kg per abitante.
Più della metà risulta essere riconducibili al consumo domestico il quale si aggira intorno ai 70 kg ad abitante mentre il restante è formato da rifiuti che nascono nella catena di approvvigionamento alimentare.
L’Italia è uno degli stati che spreca molto di più
Molti sono i paesi europei in cui lo spreco alimentare è evidente. Al primo posto troviamo la Germania con 10,9 milioni di tonnellate a cui fa seguito la Francia con uno spreco pari a 9 milioni di tonnellate.
Al terzo posto troviamo l’Italia con uno spreco pari a 8,65 milioni di tonnellate seguita poi dalla Spagna con 4,26 milioni di tonnellate e la Polonia con 4 milioni.
Le conseguenze dello spreco
Le conseguenze economiche di questo spreco sono decisamente rilevanti. Infatti, sembra che soltanto in Unione Europea, lo spreco preveda un costo di 148,7 miliardi di euro tra cui soltanto 33,7 miliardi all’interno del settore della produzione agroalimentare mentre 88,5 miliardi derivano dal consumo delle famiglie.
Si tratta di valori che vanno a tradursi in una media di 333 euro ad abitante.
Andando a guardare i paesi uno ad uno, sembra che questo spreco:
- in Belgio sia pari a 552 euro;
- in Danimarca pari a 518 euro;
- in Portogallo lo spreco alimentare è pari a 506 euro a persona;
- in Grecia pari a 475 euro;
- l’Italia invece registra uno spreco pari a 385 euro ad abitante.
Nel nostro Stato, la perdita va a raggiungere 22,8 miliardi di euro nel corso di un anno tra cui il 17,9 miliardi soltanto per consumi domestici e 2,40 miliardi causati dalla lavorazione agricola.
Continuando con la lista, 960 milioni di sprechi sono causati dall’industria alimentare, 550 milioni dai servizi di ristorazione e 970 milioni dalla distribuzione.