C’è un’azienda che offre 1500€ al mese + tredicesima, ma nessuno accetta l’incarico: ecco perché.
“La nostra fortuna è che il made in Italy nel settore agroalimentare non può essere copiato, ma il futuro resta comunque difficile”.
Sollevando le braccia, Enrico Artusi, come segno di rassegnazione, lavora in questo settore dal lontano 1998. In quell’anno, giovanissimo, insieme a suo fratello Alberto aprì l’omonimo pastificio.
“La cosa complessa di questi tempo è riuscire a trovare forza lavoro, soprattutto giovane. Eppure, anche se offriamo una professione, pare che non sia granché apprezzata al momento”.
1500€ al mese e tredicesima dal pastificio Artusi
La realtà attuale del pastificio Artusi è di un’azienda prolifica, poiché ha fatturato nel 2023 circa 4,5 milioni di euro, ovvero un +20%, con crescita particolare in Francia.
In confronto al laboratorio piuttosto piccolo di 25 anni fa alla Guizza, l’azienda conta adesso 30 dipendenti presso la sede di Casalserugo, continuando con il suo percorso di innovazione grazie alle idee culinarie e ai prodotti locali a km zero.
Ultimamente è stata stretta una collaborazione con alcune aziende che coltivano vongole, molto provate per colpa del granchio blu.
“Siamo riusciti a trovare una ditta addetta alla pulizia del granchio, che ha una polpa molto buona. Prelevandolo dai territori dove sta creando danni, lo abbiamo trasformato nel cuore di raviolo veramente unico, che è parecchio richiesto”.
Eppure, nonostante questa invenzione da parte degli Artusi, che sono da un po’ di tempo sbarcati nel settore dell’ingrosso grazie a prodotti di qualità per hotel, ristoranti e catering, nonché alla scelta di materie prime IGP e DOP, non basta riuscire ad affrontare questo attuale problema.
Attualmente l’azienda si sta ulteriormente sviluppando, con la volontà di rendere lo stabilimento ancora più grande: fino a 2.000 mq.
Il problema è che sta diventando praticamente impossibile trovare almeno 12 dipendenti nuovi, nonostante l’azienda offre un contratto di lavoro da 1.500 euro mensili per 14 mensilità.
Il contratto è a tempo indeterminato
“Siamo proiettati al terzo turno, con 12 persone circa da formare, e ci vuole tempo. Abbiamo bisogno di addetti alla produzione e al confezionamento, ma non riusciamo a trovare giovani figure nonostante offriamo un contratto a tempo indeterminato”.
“Questa impossibilità sta creando seri problemi alle nostre prospettive di diventare un’industria, ma anche per creare nuove eccellenze per il mercato. Ci servono anche persone che sappiano condividere la nostra passione per i prodotti, che impone a volta grande fatica e un lavoro su turni”.
“Abbiamo avuto ragazzi che hanno provato per un paio di giorni, salvo poi pentirsene, arrendendosi di fronte al pesante lavoro di un operaio ordinario. Non riconosco più questa realtà, visto che anche io ho iniziato a lavorare a 17 anni e fino a 12 ore al giorno”.
Prodotti artigianali da salvare
Enrico Artusi non sa veramente a chi affidarsi. “Forse occorrerebbe un intervento governativo sulle politiche del lavoro”, afferma. “Il mio intento è restare in Italia, ma mi sto rendendo conto che la competitività sta arrivando, con tassazioni differenti da quelle italiane e con forza lavoro più giovane”.
I fratelli Artusi, d’altro canto, non hanno nessuna intenzione di cedere all’automatizzazione. “Se dovessimo farlo, significa arrendersi all’industrializzazione. Noi la pensiamo così. Finché saremo alla guida dell’azienda, continueremo a offrire un prodotto artigianale, esclusivamente prodotto a mano. Ecco, più mani ci farebbero comodo in questo momento”.