Si parla sempre più di pensioni e in questo ultimo periodo si afferma che basta un solo requisito per smettere di lavorare a soli 51 anni.
La pensione è uno di quegli argomenti che spaventano e terrorizzano i cittadini. Il motivo è molto semplice: per chi deve ancora andarci si teme sempre che ci possano essere delle variazioni e che i requisiti per accedervi cambino, mentre per chi c’è già si teme anche in questo caso dei cambiamenti. Da oggi è possibile andare in pensione con 51 anni di età e serve un solo requisito.
Andare in pensione? Il sogno di tutti i lavoratori
Ogni giorno sentiamo parlare di pensioni, di modifiche e di cambiamenti. Con il nuovo governo poi ci sono state delle proposte, alcune già accettate mentre altre sono ancora al vaglio. I cittadini sono sempre preoccupati di quello che può accadere e sulle decisioni che i vertici prendono a riguardo.
I cittadini italiani, che siano già o meno in pensione, ogni giorno sono preoccupati in quanto ci possono essere delle continue modifiche che molto spesso non vengono nemmeno comunicate. O nel caso in cui si rendano note, sono in pochi che spiegano tali cambiamenti in modo che sia tutto chiaro a tutti.
Le modifiche per accedere alla pensione riguardano per lo più l’età anagrafica e i contributi versati. C’è troppa confusione e troppi dubbi in merito ed è per questo che ci si trova sempre più spiazzati. Tuttavia, da qualche tempo si parla di età pensionistica di 51 anni e per accedervi basterà un solo requisito. Ecco di cosa si tratta.
Pensione a 51 anni? Si può
Andare in pensione a soli 51 anni è possibile, ma bisogna ottenere un’invalidità civile pari al 100%. Parliamo di tutti quei lavoratori dipendenti del privato e che hanno ottenuto un’invalidità civile pari al 100%. Addirittura in alcuni casi è possibile interrompere il proprio lavoro già a 51 anni.
Questo provvedimento rientra in quelle che conosciamo come misure di pensione anticipata previste nel nostro Paese. Attualmente, l’età pensionabile è di 67 anni anagrafici, ma non è un mistero che esistano diverse vie per uscire dal mondo del lavoro qualche anno prima. Chiaramente non è così semplice, in quanto per accedere ad una di queste misure è necessario avere e soddisfare dei requisiti ben specifici.
Da quando Giorgia Meloni è salita al Governo, si stanno apportando diverse modifiche al sistema pensionistico e al momento il suo obiettivo è quello di garantire a tutti Quota 41. In questo caso chiunque indipendentemente dall’età potrà andare in pensione purché abbia 41 anni di contributi versati.
Attualmente sono solo 3 le categorie di cittadini a cui possono accedere a tale opzione:
- tutti i lavoratori che svolgono un mestiere usurante;
- coloro che vengono definiti come lavoratori precoci, ossia persone che hanno versato almeno un anno di contributi prima del compimento dei 19 anni;
- i disabili la cui invalidità è stata riconosciuta al 74% o superiore.
Per questa ultima categoria si pensa persino ad una forma di pensione ancora di più vantaggiosa in quanto permette al lavoratore di terminare la propria esperienza lavorativa a 51 anni di età anagrafica. Ma chi può andare in pensione effettivamente a 51 anni?
Chi sono le persone che possono andare in pensione a 51 anni?
Come detto è possibile andare in pensione con soli 51 anni di età anagrafica, ma è necessario soddisfare un requisito. Parliamo di una disabilità certificata pari al 100% e si potrà accedere tramite la pensione anticipata di invalidità. Attenzione, tale condizione di invalidità non basta che sia accertata dal proprio medico curante, ma dovrà passare al vaglio di un medico scelto a random dell’INPS.
In realtà, per accedere a questo tipo di pensione sono sufficienti l’80% di invalidità, ma in questo caso saranno necessari almeno 5 anni di contributi versati. Premettiamo anche un altro punto fondamentale. Tale provvedimento è rivolto solamente ai lavoratori del settore privato. Purtroppo i dipendenti pubblici e i liberi professionisti rimangono esclusi da tale provvedimento.
Chiaramente dobbiamo parlare anche dell’assegno che verrà versato. L’importo non è uguale per tutti, ma varia a seconda del numero di contributi effettivamente versati. A ciò si andrà a considerare il sistema di calcolo in cui si rientra.