Da un po’ di tempo il QR code si è diffuso nelle nostre vite. Ecco che cosa si rischia laddove il suo utilizzo richiedesse l’inserimento di troppi dati personali.
Come detto in moltissimi articoli, la nostra società è in continua evoluzione, così come la tecnologia che ci permette di effettuare diverse attività senza perdere troppo tempo o fare troppa fatica.
Negli ultimi anni l’informatica ha compiuto grandissimi passi in avanti, permettendo di accelerare quei tempi che già risultavano piuttosto veloci e qualitativi. Per far risparmiare ancora più tempo, per esempio, è possibile ricorrere a dei piccoli codici che sarà sufficiente inquadrare con il cellulare per avere delle risposte immediate. Ovviamente ci riferiamo all’epoca del QR Code o Codice Qr.
Parliamo di una sorta di disegno che i dispositivi sono in grado di riconoscere attraverso dei complicatissimi meccanismi di lettura. Ecco cosa abbiamo scoperto sull’argomento.
Che cos’è il QR Code?
Quando si parla di QR Code si fa riferimento ad una sequenza data dalla presenza di immagini bianche e immagini nere che si trovano all’interno di una cornice quadrata o rettangolare ben individuata in uno spazio. Questo piccolo codice è fondamentale per memorizzare una serie di informazioni che potranno essere lette da dispositivi come cellulari e smartphone.
Questi codici di ultima generazione possono essere scansionati in maniera del tutto automatica, mentre fino a qualche mese fa era necessario scaricare delle applicazioni riservate aggiuntive per poter godere di questa funzione.
L’acronimo QR Code sta ad indicare Quick Response Code, ovvero un sistema che permette una risposta immediata e veloce. Si tratta di un sistema che riduce i tempi per entrare in possesso delle giuste informazioni. Possiamo descriverlo come un metodo di scansione dal funzionamento molto simile al codice a barre. Si trovano infatti sui tabelloni ma anche sui prodotti di uso quotidiano.
Perché le aziende scelgono i QR Code con grande frequenza?
Molte aziende hanno deciso di adottare la politica del QR Code perché richiede meno coinvolgimento da parte del cliente, il quale dovrà perdere meno tempo per comunicare quanto dovuto alla realtà commerciale. In alcuni locali è infatti già possibile incontrare il Codice QR per visualizzare l’intero menù. Prima, invece, bisognava per forza sfogliare un menù cartaceo e perdere molto più tempo per scegliere cosa consumare.
L’esperto Massimiliano Dona ha quindi ripreso un QR code che si ergeva su un grande pannello pubblicitario sito nel capoluogo romano. Questo ha poi aperto delle pagine sulle quali si dichiarava come l’azienda selezionata volesse fare un grande regalo ai sui futuri clienti. La dimostrazione di quanto accaduto è visibile sul social network noto come TikTok, dove Dona pubblica spesso contenuti volti a conquistare l’interesse dei suoi seguaci.
Questo tipo di marketing attira moltissimo i consumatori che, non sapendo che cosa nasconde il codice misterioso, saranno portati a scansionare la scritta e a godere dei privilegi che questa comporta.
Attenzione ad inquadrare il QR code: danni ai dati sensibili
Massimiliano Dona ha quindi analizzato la situazione, dichiarando come questo fantomatico Codice QR portasse ad una compagnia che prometteva di effettuare degli sconti di circa 50% sulla spesa da sostenere. Per poter beneficiare di questa promozione era però necessario inserire tutti i dati richiesti, molti dei quali estremamente sensibili.
Parliamo di nome, cognome, residenza, numero di cellulare e via dicendo. Questa è sicuramente un’arma a doppio taglio, in quanto si tratta di estorcere dati sensibili alle persone e venderli poi ad altre aziende che potranno utilizzarli per campagne di marketing o per le chiamate dei fastidiosissimi call center.
La privacy viene quindi violata con l’inganno poiché per curiosità vengono inseriti i dati, ma quando questi non verranno utilizzati dal sistema verranno diffusi verso altre attività commerciali senza autorizzazione. Non inquadrare il codice quando noti scritte come promozione e regalo e se ti vengono richiesti troppi dati.
Per non parlare poi di come l’esperto abbia notato dei vincoli legati all’utilizzo della promozione concessa. Le persone coinvolte potranno quindi ottenere lo sconto ma solo sulle operazioni previste dall’azienda e non su tutto quello che, effettivamente, potrebbero effettuare.
Vale davvero la pena mettere a rischio propri dati personali per non avere comunque l’accesso a quello che, in realtà, potrebbe fare la differenza in un periodo dove la crisi economica è alle stelle?