Dopo l’incontro tra governo e sindacati non emergono buone notizie per i quarantenni. Ma cosa è stato esattamente comunicato?
L’Amministrazione Meloni ha assunto un impegno significativo: intervenire sulle prossime pensioni, garantendo la tutela dei soggetti la cui erogazione è determinata esclusivamente dalla disciplina contributiva.
Al fine di prevenire una potenziale catastrofe nella nostra società, è imperativo adottare misure per salvaguardare le giovani generazioni, in particolare coloro che sono entrati nel mondo del lavoro dopo il 1996.
Questo anno cruciale ha segnato il passaggio da un sistema salariale a uno contributivo.
Sfortunatamente, queste persone corrono il rischio di raggiungere l’età pensionabile con una pensione significativamente ridotta, che potrebbe rivelarsi insufficiente per sostenere una qualità di vita dignitosa.
In alcuni casi, può anche essere impossibile per loro soddisfare i criteri di ammissibilità alle prestazioni pensionistiche.
Garantire la garanzia pensionistica è diventata una priorità assoluta per Giorgia Meloni a causa della lunga discussione su questo tema senza progressi significativi.
Di questo argomento si è parlato anche nel discorso pronunciato alla Camera dei Deputati, dove non si è parlato di flessibilità.
Questo serve a confermare che il governo è determinato a dare priorità a questa materia, distinguendosi dalle precedenti amministrazioni.
Tuttavia, i sindacati sono pienamente consapevoli del fatto che spesso esiste un divario significativo tra parole e azioni.
Proprio ieri hanno avuto un incontro con l’Osservatorio istituito dal governo, il cui scopo è raccogliere le informazioni richieste e suggerire le riforme per l’imminente revisione delle pensioni.
Nel corso di quest’anno si sono svolti quattro incontri incentrati sul tema delle pensioni. È interessante notare che tutti questi incontri hanno avuto lo stesso risultato, come indicato dalle dichiarazioni rese da CGIL e UIL.
Tuttavia, la CISL sembra adottare un approccio più cauto. Purtroppo, sembra che finora non siano stati compiuti progressi.
Incontro Osservatorio e sindacati: com’è andato?
Al centro della discussione c’era il concetto di “pensione garantita”. Si tratta dell’individuazione di azioni essenziali necessarie per salvaguardare sia l’attuale generazione di quarantenni che le generazioni successive dall’incorrere in oneri eccessivi durante il passaggio completo al sistema contributivo.
Al giorno d’oggi, il sistema attuale non riconosce il potenziale per una pensione minima. Tuttavia, garantisce una pensione minima ai soggetti che hanno almeno un contributo accreditato prima del 31 dicembre 1995.
Sfortunatamente, l’incontro non è andato secondo i piani, poiché non sono stati compiuti progressi o progressi.
CGIL e UIL non sono state all’altezza delle aspettative, fatta eccezione per la Cisl, che ritiene che “l’aspetto cruciale sia il dialogo”.
L’incontro è stato strettamente incentrato su questioni tecniche e ha comportato solo discussioni sulle proiezioni di spesa.
Sfortunatamente, non ha affrontato nessuna delle preoccupazioni sollevate dai sindacati, né ha proposto alcuna soluzione per prevenire i potenziali disordini sociali che preoccupano profondamente Giorgia Meloni.
L’incontro è stato giudicato “imbarazzante” da Lara Ghiglione, segretario confederale della Cgil alle pensioni, a tal punto che le proposte del sindacato non hanno potuto nemmeno essere presentate.
Esorta il ministro Calderone, assente, a chiarire le intenzioni del governo in merito alle opportunità di lavoro per i giovani e per coloro che presentano vulnerabilità contributive.
Procede quindi con gradualità anche l’avvio del procedimento per la definizione dei parametri della pensione garantita, analogamente a quello per l’adattabilità (che prevede un incontro fissato per il 18 luglio).
Non ci sono buone notizie per i quarantenni
Tuttavia, durante questo periodo intermedio, sono emerse le prime suggestioni. Un esempio di tali proposte è la richiesta delle organizzazioni sindacali di intervenire sui presupposti economici necessari per accedere al pensionamento anticipato contributivo.
Queste pensioni consentono alle persone di andare in pensione all’età di 64 anni, a condizione che abbiano versato 20 anni di contributi.
Dato che oggi le persone trentenni potrebbero aver bisogno di pianificare un periodo di pensionamento fino a 70 anni, è necessario prendere in considerazione gli adeguamenti basati sull’aspettativa di vita.
Per garantire un più agevole accesso a tale misura sarà necessario intervenire e abbassare il requisito economico che attualmente limita l’accesso a chi ha maturato una pensione pari ad almeno 2,8 volte il valore dell’assegno sociale (che equivale a 18.319,02 euro all’anno nel 2023).
Questa condizione potrebbe diventare sempre più difficile da soddisfare in futuro, viste le sfide del mercato del lavoro e della normativa contributiva.
Pertanto, secondo i sindacati, è fondamentale rivedere e rivedere tale requisito.