Essere licenziati in una call è una pratica legale? Vediamo le storie di persone che hanno subito questo metodo di licenziamento.
Nell’attuale mondo del lavoro, licenziamenti massicci eseguiti attraverso chiamate telefoniche, videoconferenze o app di messaggistica rappresentano una realtà sempre più diffusa.
Queste decisioni, spesso prese con poco preavviso e senza una comunicazione empatica, lasciano i dipendenti in uno stato di incertezza per il proprio futuro e con il compito arduo di ricostruire le proprie vite da zero.
In un contesto in cui gli interessi finanziari degli azionisti prevalgono sul benessere dei dipendenti, la vulnerabilità occupazionale diventa una realtà sempre più inquietante. Mentre le aziende si concentrano principalmente sui rendimenti finanziari, i lavoratori si trovano sempre più spesso a perdere le proprie posizioni, spinti in una lotta contro il tempo per trovare una nuova occupazione e garantire la stabilità economica per sé e per le proprie famiglie.
Tuttavia, in mezzo a questa realtà spietata, emergono storie di coraggio e resilienza. Un esempio significativo è rappresentato da Erick, uno dei dipendenti recentemente licenziati durante una chiamata di gruppo.
Durante la chiamata di gruppo la maggior parte dei suoi colleghi è rimasta in silenzio, Erick invece ha deciso di alzare la voce e esprimere apertamente il suo dissenso nei confronti della decisione aziendale.
Sebbene abbia inizialmente condiviso la sua esperienza attraverso un video su TikTok, successivamente lo ha rimosso per evitare possibili ripercussioni legali e per proteggere l’identità dell’azienda coinvolta nel licenziamento di massa. Erick ha sottolineato la mancanza di consenso nell’audio registrato durante la chiamata, sottolineando le restrizioni legali che regolano la registrazione delle conversazioni in California.
Durante la chiamata di licenziamento, Erick ha affrontato apertamente i suoi superiori, chiedendo spiegazioni sulle motivazioni alla base della decisione improvvisa. La sua reazione non è stata dettata da mancanza di rispetto, ma dalla necessità di comprendere appieno le ragioni che hanno portato all’atto estremo del licenziamento di massa.
L’uomo ha espresso il proprio sgomento percepito nei confronti dell’azienda, che pochi giorni prima aveva elogiato il suo team per l’eccellente lavoro svolto, mentre nel frattempo era già in atto il piano di licenziamento di massa. Questo tradimento percepito ha alimentato una profonda delusione e frustrazione tra i dipendenti colpiti, che avevano dedicato tempo ed energie per il successo dell’azienda.
La risposta degli alti dirigenti, compreso l’amministratore delegato, ha indicato che la decisione di procedere con i licenziamenti era motivata dalla pressione degli investitori che richiedevano il ritorno dei loro investimenti. Nonostante le giustificazioni fornite, molti dipendenti hanno continuato a percepire il licenziamento come un tradimento da parte dell’azienda, che sembrava disinteressata al loro benessere e alle loro vite personali.
È ampiamente riconosciuto che il principio di un colloquio di licenziamento richieda la presenza fisica delle parti coinvolte. Tuttavia, è importante considerare che in determinate circostanze, come la distanza geografica tra le parti interessate, è possibile ricorrere a strumenti tecnologici quali la videochiamata o la videoconferenza per condurre tale colloquio.
Questa pratica può essere accettata a condizione che i diritti del dipendente siano pienamente rispettati e che egli sia in grado di difendersi efficacemente durante il colloquio. In tal modo, si garantisce un adeguato livello di trasparenza e partecipazione.