Il consumismo sfrenato ha un forte impatto ambientale: scopriamo insieme quanta CO2 producono vestiti e smartphone.
Dietro ogni vestito, paio di jeans, camicia e calzino e smartphone, c’è un costo che passa inosservato alla maggior parte delle persone: quello che paga l’ambiente. Scopriamo insieme l’impatto che la produzione di abbigliamento e dispositivi cellulari ha sul clima in termini di CO2.
Secondo i dati del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, per realizzare un paio di jeans sono necessari 3.781 litri di acqua, dalla produzione del cotone fino alla consegna del prodotto finale al negozio. Ciò equivale all’emissione di circa 33,4 chilogrammi di CO2.
Ogni anno l’industria della moda (ponendo maggiore focus sul fast fashion) utilizza 93 miliardi di metri cubi d’acqua, sufficienti a soddisfare le esigenze di consumo di cinque milioni di persone.
Circa il 20% delle acque reflue a livello mondiale proviene dalla tintura e dal trattamento dei tessuti. Del totale delle fibre utilizzate per l’abbigliamento, l’87% viene incenerito o smaltito in discarica.
L’industria della moda è responsabile del 10% delle emissioni globali annuali di carbonio, più di tutti i voli internazionali e le spedizioni marittime messi insieme. Di questo passo, le emissioni di gas serra del settore della moda aumenteranno di oltre il 50% entro il 2030.
Ogni anno mezzo milione di tonnellate di microfibre di plastica sono scaricate negli oceani, l’equivalente di 50 miliardi di bottiglie di plastica. Il pericolo? Le microfibre non possono essere estratte dall’acqua e possono diffondersi lungo la catena alimentare.
La produzione, l’uso e lo smaltimento dei cellulari hanno un impatto sull’ecosistema. In particolare, bisogna considerare l’impatto ambientale derivante dall’estrazione dei materiali, ma anche dalla produzione dei dispositivi, dall’utilizzo degli stessi, fino, poi, a passare alla riparazione e allo smaltimento.
Ogni anno vengono prodotti molti rifiuti elettronici, la cui impronta di carbonio può variare notevolmente a seconda del modello, del modo in cui sono prodotti e dell’uso che se ne fa.
La produzione di uno smartphone, infatti, prevede l’estrazione e la lavorazione di materiali quali metalli, plastica e vetro. Questo processo richiede energia e genera emissioni di gas serra. Lo smartphone, inoltre, in molti casi, è assemblato in diverse parti del mondo, comportando – di conseguenza – ulteriori emissioni legate al trasporto.
L’impronta di carbonio durante l’uso dello smartphone dipende da quanto spesso lo si carica, dalle attività svolte (ad esempio, streaming video), dalla durata della batteria e dalla rete (3G, 4G, 5G).
Se, infine, si sostituisce frequentemente il proprio smartphone, si contribuisce, inevitabilmente, a una maggiore produzione di dispositivi elettronici, aumentando – quindi – l’impronta del carbonio. Utilizzare, invece, uno smartphone per più tempo riduce l’impatto ambientale.