Gli stipendi sono stati rivalutati nel 2023 e la stessa cosa dovrebbe avvenire il prossimo anno. L’inflazione elevata, però, sta facendo perdere potere d’acquisto in molti italiani. Di quanto dovrebbero aumentare gli stipendi? Ecco una analisi in tal senso.
L’inflazione con il relativo l’aumento dei prezzi in ogni ambito e settore è un fattore che sta incidendo profondamente nell’economia del nostro Paese e non solo. La riduzione di potere d’acquisto si sta facendo sentire nei consumatori, generando ansia e perplessità sul presente e per il futuro prossimo.
Fortunatamente, il tasso di disoccupazione è in calo e sono sempre di meno, quindi, le persone prive di una occupazione in Italia. Nonostante ciò, la precarietà e gli stipendi troppo bassi sono ancora aspetti che non rendono per nulla florida e rosea la situazione.
Con l’inflazione così alta, quindi, gli stipendi non adeguati al costo della vita e la generale precarietà rendono sempre più complicato il tutto.
Nel nostro articolo proveremo a fare un quadro generale sulla situazione stipendi nel nostro Paese, analizzando di quanto dovrebbero aumentare nei prossimi mesi per “combattere“ in modo efficace l’inflazione e il costo della vita sempre più elevato. Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
Stipendi e inflazione: la situazione in Italia
La crescita del costo della vita e la stagnazione degli stipendi rendono il quadro finanziario ed economico di molte famiglie non certamente roseo. L’ISTAT ha reso noto i dati sugli stipendi nel nostro Paese, evidenziando una piccola crescita di essi rispetto all’anno precedente.
A fine ottobre, infatti, l’ISTAT ha informato come nei primi 9 mesi di quest’anno, la retribuzione oraria media in Italia ha registrato una crescita del 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2022.
Una rivalutazione in positivo, dunque, c’è stata, ma il tutto non è sufficiente per far fronte alla rapida avanzata dell’inflazione.
Di quanto dovrebbero aumentare gli stipendi?
I settori occupazionali ad aver registrato stipendi migliori dal punto di vista della rivalutazione sono stati quelli dei Vigili del Fuoco, con un + 11,3%, il settore metalmeccanico, con un + 6,2%, e quello dei sanitari, con un + 5,9%. In generale, però, in Italia l’inflazione cresce a un ritmo maggiore rispetto alla rivalutazione media di tutti gli stipendi.
Il tasso di inflazione nel nostro Paese è del 5,4%, stando sempre agli ultimi dati ISTAT. In pratica, una rivalutazione degli stipendi inferiore a questa percentuale rappresenta una vera e propria perdita di potere d’acquisto per gli italiani.
Sono molti i settori che registrano valori di rivalutazione inferiori a questa percentuale. Una rivalutazione inferiore al 5,4%, quindi, rappresenta – in fin dei conti – una riduzione dello stipendio. Una cifra, dunque, inadeguata per far fronte al costo della vita in continua ascesa.
Solo i settori menzionati in precedenza hanno valori di rivalutazione maggiori. Gli altri, invece, sono al di sotto di questo valore. Per fare un esempio, infatti, i lavoratori della pubblica amministrazione hanno avuto una rivalutazione del 3,3%, circa 2 punti in meno rispetto all’inflazione.