Come l’ecodesign può aiutare l’ambiente e i profitti, con una progettazione sostenibile e intelligente, in ottica di economia circolare.
Sebbene in tutto il mondo siano stati firmati numerosi impegni per la realizzazione di un’economia circolare, le industrie continuano a consumare più risorse di quelle che possono essere rigenerate. Oggi servirebbero 1,75 terre per soddisfare la domanda globale.
Inoltre, solo poco più del 7% dei materiali è conservato per un ulteriore utilizzo: il resto, infatti, è destinato allo smaltimento dei rifiuti. Che ruolo svolge, in tale contesto, l’ecodesign in una visione di economia circolare?
Qual è la chiave per passare – con successo – da un’economia lineare a un’economia circolare? La risposta risiede nell’ecodesign o design del prodotto.
Lo sviluppo tradizionale del prodotto si concentra – principalmente – su fattori quali usabilità, sicurezza, costi e qualità, l’ecodesign, invece, enfatizza i fattori ecologici al fine di modi per riutilizzare i materiali, massimizzando, al tempo, stesso l’uso e il valore del prodotto.
In quest’ottica, l’ecodesign tiene conto dell’intero ciclo di vita del prodotto, compresa l’estrazione delle risorse, l’approvvigionamento, la prototipazione, la produzione in serie, l’utilizzo multiplo del prodotto, la fase di fine vita e tutti i processi logistici e di trasporto.
L’implementazione della progettazione ecocompatibile rappresenta un cambiamento significativo per qualsiasi organizzazione. Affinché la la strategia funzioni è necessario l’impegno dei dirigenti ma anche dei gruppi di lavoro, che devono abbracciare nuovi modi di pensare e lavorare.
L’ecodesign fa leva misure come l’alleggerimento degli imballaggi, l’eliminazione di inchiostri e metalli pesanti e l’utilizzo di materiali riciclati, con conseguente risparmio per le aziende e un netto beneficio ambientale.
L’ecodesign non è solo fonte di beneficio economico per le aziende, ma guida anche la catena del riciclo fungendo, così, da pietra miliare dell’economia circolare.
Alcuni potrebbero obiettare sul fatto che l’introduzione di nuovi parametri ambientali alla progettazione del prodotto non semplifica il processo decisionale. E, in una certa misura, è vero.
Le organizzazioni potrebbero trovarsi ad affrontare requisiti diversi e più complessi legati alla scelta di materiali più resistenti che consentano una maggiore longevità del prodotto ma che, nel contempo, possono richiedere processi di produzione ad alta intensità energetica.
La digitalizzazione e la simulazione possono risolvere queste sfide. I “gemelli digitali” dei prodotti reali possono simulare la riparabilità o la robustezza di un prodotto, senza sprecare risorse reali.
Possono anche essere da supporto alle fabbriche per ridurre il consumo di energia e risorse, nonché le emissioni di CO2 e la produzione di rifiuti, simulando – nei fatti – i processi produttivi. Le organizzazioni del futuro, dunque, devono sostenere ed implementare la tecnologia e le competenze utili, nella pratica, ad integrare questi potenti strumenti all’interno dei processi operativi.
La digitalizzazione consente – inoltre – alle organizzazioni di condividere i dati sulle emissioni senza rivelare i propri segreti strategici.
Nelle reti aperte e intersettoriali, produttori, fornitori e clienti possono scambiarsi dati affidabili sull’impronta di carbonio dei prodotti.