L’ultima decisione, intrapresa dall’UE in merito alle case, rischia di mandare sul lastrico migliaia di persone.
Rivista per la prima volta nel 2010, la direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (EPBD) è stata nuovamente rivalutata nel 2018. L’obiettivo era quello di accelerare la ristrutturazione economicamente vantaggiosa degli edifici esistenti e promuovere le tecnologie intelligenti.
Il 14 marzo 2023, il Parlamento Europeo ha adottato ad ampia maggioranza una nuova revisione della direttiva, proposta nel 2021 dalla Commissione. Cosa cambia per le case in UE?
Questa nuova revisione fa parte del piano “EU fit for 55”, il cui obiettivo principale è raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto al 1990.
La revisione della direttiva nel 2023 mira anche ad accelerare il ritmo e la portata della ristrutturazione degli edifici non efficienti dal punto di vista energetico e fornire maggiori informazioni sulla prestazione energetica degli edifici.
Adottata nel 2002 e in vigore dal 2006, la EPBD fa parte dell’eredità del protocollo di Kyoto del 1997 per consentire all’UE di limitare il riscaldamento globale e incoraggiare la sostenibilità.
L’EPBD è il principale strumento legislativo dell’Unione Europea per promuovere il miglioramento della prestazione energetica degli edifici e la decarbonizzazione del patrimonio edilizio degli Stati membri.
Gli edifici – nei fatti – sono responsabili di circa il 40% del consumo energetico dell’UE e del 36% delle sue emissioni di CO2.
Partendo da questi presupposti, la commissione europea obbliga i proprietari delle case a rendere green gli immobili. Una misura che, nei fatti, si traduce in costi elevati a carico degli stessi proprietari.
A partire dal 7 dicembre 2023, dunque, avremo maggiori dettagli in merito alla decisione che sarà presa in quest’ambito e quali conseguenze avrà nel concreto.
A creare maggiore dibattito, nello specifico, è l’articolo 9, in quanto stabilisce delle tempistiche precise che, per molti, risultano improponibili raggiungibili.
Tutte le case, secondo il piano elaborato, dovrebbe raggiungere classe E entro il 2030 e classe D entro il 2033, partendo, nella maggior parte dei casi, dalla classe G, in quanto gli immobili presenti sul territorio italiano sono stati realizzati nel periodo antecedente alla Prima Guerra Mondiale.
Un immobile di classe G, nel dettaglio, per diventare più “verde” deve essere sottoposto a ristrutturazioni importanti che possono costare al proprietario della casa, mediamente, 60.000 o 70.000 €, considerando l’esempio di una casa di circa 100 m quadri.
Per molti proprietari, come si può facilmente immaginare, tale spesa sarebbe, nella maggior parte dei casi, insostenibile. L’attuazione di tale misura, dunque, porterebbe i proprietari a ritrovarsi sul lastrico e, di conseguenza, a dichiarare fallimento.
Qualora la decisione non fosse confermata, la stangata potrebbe arrivare dal mercato immobiliare, in quanto le abitazioni con classe G perderanno valore.