Cosa sono gli E-Waste e perché rappresentano una minaccia ambientale, anche in relazione al cambiamento climatico degli ultimi anni.
Gli E-Waste – o rifiuti elettronici – sono, in sostanza, dispositivi elettronici usati che si avvicinano al fine vita. Pertanto, sono scartati, donati o consegnati a un punto di riciclo. L’ONU definisce rifiuti elettronici qualsiasi prodotto di scarto dotato di batteria o spina e contenente sostanze tossiche e pericolose come il mercurio, che possono comportare gravi rischi per la salute umana e all’ambiente.
Molte sono le iniziative intraprese per affrontare la crescente preoccupazione legata allo smaltimento degli E-Waste, ma nessuna di esse può essere pienamente efficace senza il ruolo attivo e la corretta educazione dei consumatori.
Anche l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU) indica che i rifiuti elettronici sono complessi e difficili da gestire.
I rifiuti elettronici contengono materiali preziosi, nonché tossine pericolose, che possono essere deleteri per la salute umana e l’ambiente. Pertanto, è necessario agire, nel breve tempo possibile, educando soprattutto i giovani a rispettare l’ambiente e a riciclare correttamente i materiali ormai in disuso, al fine di tutelare il proprio futuro.
I rifiuti elettronici possono essere tossici, non sono biodegradabili e si accumulano nell’ambiente, nel suolo, nell’aria, nell’acqua e negli esseri viventi.
Ad esempio, la combustione all’aria aperta e i bagni acidi – utilizzati per recuperare materiali preziosi dai componenti elettronici – rilasciano materiali tossici che si disperdono nell’ambiente.
Queste pratiche possono anche esporre i lavoratori a livelli elevati di contaminanti come piombo, mercurio, berillio, tallio, cadmio e arsenico, nonché ritardanti di fiamma bromurati (BFR) e policlorobifenili, che possono avere effetti irreversibili sulla salute: tumori, aborti, danno neurologico e diminuzione del QI.
Per tali ragioni, è necessario abbracciare una nuova visione per i rifiuti elettronici, basata sul concetto di economia circolare, in base alla quale un sistema rigenerativo può ridurre al minimo i rifiuti e le perdite di energia.
La gestione impropria dei rifiuti elettronici si traduce – infatti- in una significativa perdita di materie prime scarse e preziose, tra cui metalli preziosi come il neodimio (vitale per i magneti nei motori), l’indio (utilizzato nei televisori a schermo piatto) e il cobalto ( per le batterie).
I metalli presenti nei rifiuti elettronici sono difficili da estrarre; ad esempio, i tassi di recupero totale del cobalto sono solo del 30% (nonostante esista la tecnologia che potrebbe riciclare il 95%).
Il metallo, però, è molto richiesto per le batterie di laptop, smartphone e auto elettriche. I metalli riciclati sono anche da due a dieci volte più efficienti – dal punto di vista energetico – rispetto ai metalli fusi da minerale vergine.
Inoltre, l’estrazione di scarti elettronici produce l’80% in meno di emissioni di anidride carbonica per unità d’oro, rispetto all’estrazione dal suolo.