Il datore di lavoro ha il diritto di geolocalizzare un dipendente? Questi ultimi cosa possono fare se il datore agisce in questo modo?
Nel caso in cui un dipendente utilizza un furgoncino o un’auto aziendale per trasportare merce di proprietà dei datori di lavoro, quest’ultimo ha il diritto di controllarlo con il GPS? Vediamo insieme cosa dice la legge a questo riguardo.
Attraverso il Jobs act il datore di lavoro ha la possibilità di tenere sotto controllo ogni strumento che ha affidato alle dipendente per eseguire alcuni compiti, in qualcosa che può fare senza ottenere l’autorizzazione da parte dei sindacati o dell’ispettorato del lavoro. In questo modo, il datore ha la possibilità di mettere le mani su informazioni e dati riguardanti l’attività lavorativa di ogni dipendente.
Tutto ciò quindi dà la possibilità, al datore di lavoro, di inserire un GPS all’interno dell’auto aziendale ed effettuare la geolocalizzazione del dipendente per controllare che tipo di strada percorre oppure se si è fermato a fare una sosta che non interessa il lavoro che doveva portare a termine.
Si tratta di un controllo che può essere fatto solo nel caso in cui vengono rispettate alcuni condizioni ossia:
Quindi, in base a ciò che abbiamo detto fino ad ora, l’uso del GPS su un veicolo aziendale è legittimo soltanto nel momento in cui viene usato per ottenere dati riguardo alla prestazione lavorativa.
Nel caso in cui il sistema di geolocalizzazione non è preordinato all’esecuzione della prestazione, bisogna ottenere l’autorizzazione a seguito di un accordo sindacale.
Ma una volta ottenuta, è possibile prendere visione dei dati della localizzazione dei dipendenti? Tutti i dipendenti infatti hanno di diritto la facoltà di visionare i dati che il datore di lavoro va a raccogliere tramite tutti gli strumenti adeguati.
Nell’ultimo periodo infatti è intervenuto lo stesso Garante della privacy il quale ha multato una società di lettura di contatori con una sanzione pari a 20 mila euro. Il motivo? Sembra che il tutto sia avvenuto perché non ha dato risposta ai dipendenti per quanto riguarda i dati di geolocalizzazione che aveva raccolto utilizzando gli smartphone aziendali.
Infatti tre lavoratori, per verificare se l’importo delle buste paghe era corretto, volevano consultare le informazioni inerenti e rimborsi chilometrici andando quindi ad analizzare i dati ottenuti dal sistema di geolocalizzazione. L’azienda però non ha voluto fornire queste informazioni ai lavoratori. In questo caso che è entrato in gioco il Garante della privacy a seguito di un reclamo.
A seguito di un’analisi, il garante della privacy ha affermato che l’azienda aveva agito in modo illecito. Infatti, visto che i dati erano stati raccolti dagli smartphone aziendali i lavoratori avevano ogni diritto di potervi accedere.