Il prezzo del pellet è calato, ma è ugualmente importante conoscere la differenza tra quello di buona e bassa qualità.
Il pellet torna a essere economicamente conveniente, visto che nel primo semestre 2023 il prezzo è sceso oltre il 40%. La riduzione si deve all’abbassamento dell’IVA, passata dal 22 al 10%.
Prima del 2023, un sacchetto di 15 kg di pellet costava 4 euro, per poi lievitare decisamente fino a 15 euro tra la fine del 2022 e i primi mesi di quest’anno. Adesso, invece, costa 6,19 euro.
Ma c’è pellet e pellet. Ciò vuol dire che prezzo basso non significa sempre qualità. Di truffe ce ne sono state diverse, tipo le 5.000 tonnellate sequestrate a 50 aziende lo scorso anno.
Poi c’è la tipologia di pellet, con quello di faggio che rende di più rispetto a quello di abete. Come riconoscere quello di buona qualità? Seguendo i nostri 5 consigli.
Come riconoscere il pellet di buona qualità?
L’Italia non è certo uno dei Paesi leader nella produzione di pellet. In effetti, lo importiamo dalla Repubblica Ceca, dalla Slovacchia, dalla Croazia e dall’Austria.
Per evitare truffe o acquistare materiale di scarsa qualità a prezzo elevato, bisogna innanzitutto conoscere le tipologie di pellet.
Per quanto riguarda la qualità, basta guardare i residui di cenere nella stufa. Infatti, le classi di pellet sono tre in tal senso:
- Classe 1: pellet di qualità elevata che produce lo 0,7% di cenere;
- Classe 2: pellet di buona qualità che produce l’1,2% di cenere;
- Classe B: pellet non per uso domestico che produce il 3,5% di cenere.
Tutti gli consigli sul pellet
Un’altra caratteristica da prendere in considerazione è l’umidità contenuta nel pellet, che non deve mai superare il 12%, ma contemporaneamente deve essere meno dell’8%.
Maggiore umidità significa minore potere calorifico in quanto la combustione serve per farla evaporare.
Inoltre, il pellet migliore è quello vergine, ossia quello che non proviene dagli scarti delle falegnamerie, magari con tanto di colla e vernice.
Informazioni queste che si trovano facilmente nell’etichetta, in cui si possono anche trovare le indicazioni in merito alla presenza di metalli pesanti come il cadmio, l’arsenico e il piombo, potere calorifico compreso, che deve essere intorno ai 4,7-4,8 kWh/kg.
Prestare attenzione alla certificazione
La certificazione è molto importante, quindi controllare sempre che il pellet lo sia, perché un prodotto di qualità è ben diverso da uno di scarsa qualità, ma anche perché rispetta le norme europee.
Bisogna puntualizzare, però, che a livello nazionale non è obbligatoria la certificazione di qualità del pellet, anche se parecchi produttori lo fanno tramite test DIN Plus ed EN Plus.
Infine, prestare molta attenzione all’imballaggio che deve essere perfetto e riportante il nome del produttore e le informazioni sulla sua composizione.