Sempre più spesso si sente parlare della settimana lavorativa corta in cui si va a lavorare soltanto quattro giorni a settimana.
Lo scopo di questo lavoro è quello di lavorare di meno per poter dare dei risultati migliori. Una soluzione che potrebbe portare numerosi benefici anche per i lavoratori i quali potrebbero avere molto più tempo libero e riuscire a concentrarsi molto di più nel momento in cui si recano al lavoro. Un tipo di sistema lavorativo che però pare non avere ancora accolto i consensi di tutti.
Che cos’è la settimana lavorativa corta e qual è la reazione dell’Italia a questa proposta
Attualmente in Italia due gruppi, ossia Intesa San Paolo e Lavazza, hanno scelto di sperimentare tale soluzione.
Il tutto è nato dal bisogno di riorganizzare il lavoro nel corso della pandemia oltre che alla necessità di proteggere i dipendenti. Inoltre, a causa degli aumenti dei consumi energetici, le aziende hanno preso la decisione di continuare su questo progetto in modo da contenere le spese.
Intesa Sanpaolo infatti ha già pianificato questo tipo di lavoro per 74.000 dipendenti. Molti sono i cambiamenti tra cui il passaggio a quattro giorni lavorativi con 9 ore di lavoro, un qualcosa che non vede la modifica di retribuzione. Una sperimentazione simile è già stata adottata da Lavazza nel 2022.
In base agli ultimi dati di Eurostat, si è scoperto però una tendenza opposta in quanto 2 milioni di lavoratori continuano a restare sul posto di lavoro per 50 ore a settimana a differenza delle classiche 8 ore di lavoro al giorno per 5 giorni nell’arco di una settimana.
Attualmente in Italia non è presente una norma sul tema in quanto si tratta di una decisione che spetta alle aziende.
In quali Paesi è stata introdotta la settimana lavorativa breve
In quell’asso di tempo tra il 2015 e il 2019, l’Islanda ha introdotto la settimana di quattro giorni con un totale di 36 ore di lavoro.
Una decisione che ha portato numerose conseguenze positive in quanto vi è stato un aumento di produttività pari al 86%. In Nuova Zelanda, tali sperimentazioni hanno avuto inizio nel 2018, momento in cui la multinazionale Unilever ha scelto di muoversi verso questa direzione.
In Spagna invece, nel 2021, è stato introdotto un test triennale in cui lo scopo è quello di arrivare a 32 ore di lavoro per un totale di 4 giorni a settimana.
In Gran Bretagna invece sono state 61 le imprese che hanno scelto di sperimentare questa nuova modalità di lavoro, un esperimento che è andato più che bene al punto che 18 aziende hanno scelto di adottarle in maniera definitiva ottenendo dei risultati straordinari.
Lo scorso anno in Belgio è stato introdotta la medesima settimana corta in cui però non è stato ridotto il numero di lavoro ma di concentrarle in quattro giorni.
La situazione in Italia riguardo alla settimana corta
Molti sono i vantaggi che si potrebbero ottenere nel momento in cui si sceglie di applicare il metodo della settimana corta. Infatti in questo modo i lavoratori potrebbero avere molto più tempo per dedicare a sé stessi.
Una settimana di lavoro corta incide anche sulla vita dei dipendenti andando a diminuire il livello di stress che spesso è inerenti a orari di lavoro intensi ed estesi.
In questo modo, i dipendenti possono sentirsi molto più coinvolti e lavorati nel lavoro andando così a contribuire ad un clima produttivo e positivo.
Diminuire i giorni di lavoro potrebbe dar vita anche ad un numero di responsabilità da portare a termine durante ogni giornata lavorativa, andando però a creare una tensione maggiore provocata da un carico più elevato di lavoro.
Dal punto di vista economico, pare che non vi siano modifiche in quanto attraverso una settimana ridotta si andrebbe a lavorare un giorno in meno anche se il compenso è lo stesso.
Altro fattore da prendere in considerazione è che il modello della settimana corta non sempre è adatto ad ogni settore o azienda. Infatti ci sono imprese che hanno bisogno di orari di lavoro continuativi e che potrebbero andare incontro a numerose difficoltà se la settimana lavorativa sarebbe più breve.