Quando si parla di tasso di sostituzione, si fa riferimento ad un indicatore necessario per scoprire quando diminuirà il reddito mensile al momento del passaggio dalla vita lavorativa attiva a quella da pensionato.
Il tasso di sostituzione risulta essere uno strumento molto semplice di valutazione che il lavoratore deve conoscere anche quando ancora non è arrivato all’età pensionabile.
Il tasso di sostituzione ha il compito di misurare in termini percentuali, il cambiamento del reddito da quando si lavora fino a quando si va in pensione.
Tale indicatore mostra molto velocemente a quanto reddito si andrà a rinunciare nel momento in cui si smette di lavorare. Nel caso in cui il rapporto è alto, il tenore di vita non subirà nessun cambiamento mentre, se questo è basso, la disponibilità finanziaria del pensionato risulterà essere molto più limitata
Per capire meglio situazione, facciamo un esempio concreto con un lavoratore che ottiene uno stipendio di €2000 al mese. Nel momento in cui viene applicato un tasso di sostituzione dell’80%, il pensionato otterrà un assegno pensionistico pari a 1.600 euro mentre, con un tasso di sostituzione del 50%, la pensione avrà un importo pari €1000.
Per calcolare il tasso di sostituzione si applica la seguente formula: Prima pensione / Ultimo stipendio x 100 = Tasso di sostituzione
Il tasso di sostituzione può essere sia netto che lordo , una differenza che si presenta in base al fatto che nel calcolo si prenda in considerazione la pensione al lordo delle imposte.
Anche se la formula sembra essere molto semplice, è importante sapere che l’assegno pensionistico varia in base ad alcuni fattori tra cui:
Si tratta di variabili che vanno di incidere sul l’importo della pensione.
Visto che il passaggio del calcolo fa riferimento alla retribuzione, poco alla volta il tasso di sostituzione si sta riducendo.
Infatti il meccanismo di calcolo contributivo fa riferimento alla capitalizzazione dei contributi versati i quali vengono rivalutati ogni anno basandosi sulla media del PIL degli ultimi 5 anni. Ciò che ne consegue è che più tardi si va in pensione e più l’assegno percepito aumenta.
Basandosi sui dati rilevati, coloro che hanno ottenuto 38 anni di contributi vedono la seguente soluzione:
L’abbassamento degli assegni pensionistici dovuto dall’adozione di un sistema contributivo, vede la riduzione progressiva dei tassi di sostituzione che si affianca anche all’inverno demografico.
Sappiamo infatti che in Italia ci troviamo di fronte ad un crollo delle nascite che ha un notevole conseguenze sul sistema pensionistico pubblico che si basa su sostegno delle generazioni di giovani verso quelle più vecchie.
All’interno di questo scenario, sono sempre di più i lavoratori che si trovano a sostenere una spesa pensionistica crescente, al punto che è sempre più difficile contare soltanto sulle pensioni pubblica per il futuro.