Per calcolare le franchigie del rimborso di successione, si vanno a calcolare anche tutte le donazioni che il defunto ha fatto nel momento in cui era ancora in vita.
Nel momento in cui si procede al calcolo delle imposte, bisogna prendere in considerazione anche il coacervo. Ma a cosa facciamo riferimento? Questo è ciò che scopriremo nel testo che segue.
Per cosa viene utilizzato il coacervo
Sappiamo bene che ci sono diverse imposte che devono essere pagate nel momento in cui si va ad effettuare una successione tra il defunto e l’erede, una somma che varia in base al grado di parentela, ossia quando la successione è inerente a:
- parenti o il coniuge in linea retta vedono un’aliquota al 4%, che si applica soltanto nel momento in cui il valore della successione va oltre un milione di euro;
- con fratelli e sorelle l’aliquota è pari al 6%, un valore che si applica solo su una successione che va oltre un milione di euro.
Nel momento in cui la successione è inerente a parenti fino al quarto grado, le quote sono pari al 6%, anche se non sono in previsione delle franchigie.
Inoltre, nel caso in cui la successione è inerente a soggetti differenti, le aliquote sono pari al 8% e sono prive di franchigia.
In che modo si va a calcolare la franchigia
Per applicare la franchigia sull’aliquota data all’erede, bisogna tener conto del valore di ogni donazione che il defunto ha fatto nel momento in cui era in vita e che hanno interessato l’erede.
In questo caso si parla dell’Istituto del coacervo. Nella maggior parte dei casi, tutto ciò ha il compito di controllare il valore delle successioni al fine di verificare la franchigia.
Per farlo bisogna, prendere in considerazione anche gli atti precedenti di trasferimento a titolo gratuito.
Ma facciamo un esempio. Nel momento in cui un soggetto muore e lascia al figlio un patrimonio di €600.000, il figlio ha il compito di calcolare l’imposta sulle successioni.
Apparentemente l’erede non dovrebbe avere il compito di versare qualcosa all’erario anche perché il valore della successione non va oltre un milione di euro. Ma non è così che stanno le cose in realtà.
Nel momento in cui il padre era ancora in vita, ha deciso di intestare al figlio un appartamento il cui valore era di 500 mila euro insieme ha una somma di denaro equivalente a 100.000 euro.
Quindi, per calcolare la franchigia, il figlio in questo caso deve fare il coacervo e quindi la somma di ogni bene ricevuto dal padre. Il risultato sarà pari ad un milione e duecentomila euro.
In questo caso quindi l’imposta dovrà essere applicata al 4% sulla somma eccedente, e quindi su €200.000.
Ma viene ancora utilizzato il coacervo? In base alla Cassazione, sembra che la norma del coacervo sia stata abrogata implicitamente attraverso la legge 342/2000.
Ed è per questo motivo che, al momento della successione, la franchigia spetta in maniera indiretta anche nel momento in cui si parla di donazioni precedenti ottenute dal defunto.
Si tratta di un orientamento che però ancora non è stato recepito in maniera formale da parte dell’Agenzia delle entrate.