19Molti si chiedono per quanto tempo bisogna conservare i documenti delle dichiarazioni dei redditi. Scopriamolo insieme.
Dopo aver compilato inoltrato il modello 730 o altri tipi di modelli legati al reddito, ci si chiede legittimamente per quanto tempo si debba conservare la relativa documentazione. La normativa prevede determinate regole da seguire e anche altrettante eccezioni.
La dichiarazione dei redditi si effettua ogni anno e, in quello corrente, c’è ancora tempo per compilarla fino al 30 novembre 2023.
Il contribuente, però, si può chiedere effettivamente per quanto tempo bisogna, nei fatti, conservare tutta la documentazione relativa alla propria situazione reddituale su base annuale.
La domanda è legittima e ad essa può essere abbinata una risposta precisa. Secondo la normativa vigente, la tempistica è fissata a cinque anni: per questo motivo, la dichiarazione dei redditi del 2023 dovrà essere conservata fino al 31 dicembre 2028.
La stessa, dunque, deve essere archiviata e resa disponibile per eventuali controlli da parte dell’ufficio competente. Ad ogni dichiarazione dei redditi, corrispondono specifici documenti che bisogna, per l’appunto, mettere da parte in caso di necessità. Pertanto è fondamentale conoscere questo tipologia di documenti da archiviare.
Fino al 31 dicembre 2028, dunque, è importante conservare i seguenti documenti: le ritenute d’acconto, la Certificazione Unica, gli scontrini parlanti per quel che concerne l’acquisto di farmaci, sui quali è presente anche il codice fiscale del contribuente che potrà beneficiare di detrazioni in fase di dichiarazione.
A questi, poi, si aggiungono le fatture riguardanti le spese mediche, nonché altre spese, di diversa natura, che permettono al cittadino di avere diritto ad oneri detraibili, oneri deducibili, ad esempio le spese riguardanti la formazione.
Possiamo inserire nella lista di questi documenti anche i versamenti di imposta tramite modello F24, la copia del pagamento della polizza per quel che concerne i premi assicurativi sulla vita, ma anche i contratti di compravendita per l’acquisto di un’abitazione, il contratto del mutuo, e il documento che attesti agli interessi passivi ai fini delle detrazioni.
Infine, non bisogna dimenticare anche il contratto di mutuo per la costruzione e la ristrutturazione di un particolare immobile.
Qualora abbiate dubbi sui tempi e le modalità di conservazione dei suddetti documenti, potete anche rivolgermi al vostro commercialista o a un CAF che vi saprà guidare in tal senso.
La normativa, però, prevede anche delle eccezioni alla regola. Basti pensare, ad esempio, le spese di ristrutturazione di un immobile.
Queste ultime, infatti, possono essere inserite nella propria dichiarazione dei redditi per ottenere detrazioni fiscali che possono essere applicate in diverse percentuali.
Ci sono casi, in cui, infatti, le detrazioni IRPEF possono arrivare al 50%, al 65%, al 75% e al 110%.
Perciò, la regola dei cinque anni viene un po’ meno, in quanto è fondamentale conservare tali ricevute per almeno 15 anni, visto che tali detrazioni sono dipanabili su un periodo di 10 anni.