Arriva un nuovo piano da parte del Governo per quanto riguarda le pensioni. Si parla di lavoro part time negli ultimi due anni prima del pensionamento.
Ci sono pochi dubbi sul fatto che il sistema pensionistico del nostro Paese nel lungo termine è poco sostenibile.
A confermarlo sono diversi studi e lo stesso ministro dell’Economia Giorgetti nel momento in cui ha affermato che non è possibile dare vita ad alcuna riforma previdenziale se il tasso di natalità si manterrà sui livelli bassi attuali.
Alla luce di questo, si sta facendo ultimamente largo in seno all’esecutivo un’idea tutta nuova: anziché puntare soltanto sugli anticipi pensionistici, tipo Quota 103, bisogna introdurre un sistema pensionistico e di lavoro part time per gli ultimi anni lavorativi che possa favorire l’assunzione dei giovani.
Dimezzamento dell’orario lavorativo
Un’ipotesi è di dimezzare l’orario lavorativo dei dipendenti che si trovano a due o quattro anni dalla pensione di vecchiaia.
Contemporaneamente, alle aziende che attuano tale piano verrebbero concesse delle agevolazioni per l’assunzione degli under 35.
L’intento è quello di raggiungere gradualmente un ricambio generazionale, con il pensionando che continuerebbe a svolgere le proprie mansioni part time fino al compimento di 67 anni.
Gli verrebbe pagato metà pensione e metà stipendio, ma potrà continuare ugualmente a versare i contributi per ottenere, raggiunta l’età, la pensione piena.
Anzi, negli ultimi anni verrebbe usato per fare da chioccia ai nuovi assunti che andranno a coprire il suo lavoro, in modo che il passaggio di conoscenze avvenga senza intoppi.
Riduzione graduale
La riduzione dell’orario lavorativo dovrebbe essere graduale, con il dimezzamento che andrebbe raggiunto dopo qualche anno.
Intanto, il dipendente percepirebbe meno in busta paga ma qualcosa di più di pensione, versando sempre i contributi onde evitare che l’assegno pensionistico finale scenda di importo.
Si tratta di un’indiscrezione? Parrebbe di no. Lo stesso Adolfo Urso, ministro del Made in Italy, ha dichiarato che era stata proposta una norma per dare vita al ricambio generazionale a staffetta, il quale consentirebbe al prossimo pensionato di formare negli ultimi due anni un giovane lavoratore under 35.
“Il contratto sarebbe a tempo indeterminato”, ha affermato il ministro, “ma abbiamo dovuto dare forfait perché manca la copertura finanziaria. L’intenzione, però, è di riproporre nuovamente la norma nella prossima manovra finanziaria”.
Se così fosse, la misura dovrebbe iniziare nel prossimo anno, ma resta ancora da stabilire la modalità di applicazione, ossia per tutti oppure per alcune tipologie di dipendenti e aziende.
Chi paga i costi?
Poi c’è il problema dei costi, ovvero della loro ripartizione. L’impresa non dovrebbe essere costretta a spendere più denaro per il passaggio da un lavoratore a tempo pieno a due parti time.
Ecco perché si parla di agevolazioni per tutte le nuove assunzioni. Invece, lo Stato dovrà anticipare al lavoratore una parte della sua pensione, garantendo contemporaneamente il pagamento delle assunzioni agevolate.