Tabella pensioni: argomento di discussione nel Governo. Tra rivalutazioni e conguagli, cosa cambierà veramente per il 2024?
C’è molto fermento nel Governo per quanto riguarda le pensioni. Da tempo si parla di una riforma sostanziale, ma i tempi sono stretti e le risorse economiche esigue.
Cosa accadrà, quindi, nel 2024? Attendendo notizie fresche in merito a eventuali modifiche per lasciare il mondo del lavoro grazie alla proroga di Quota 103 e al potenziamento di Ape Sociale e Opzione Donna, andiamo a vedere tutte le novità che riguardano gli attuali trattamenti previdenziali.
Il prossimo anno, come è accaduto già per gli anni passata, dovrebbe esserci la consueta rivalutazione degli assegni pensionistici in base alle variazioni dei prezzi ISTAT.
Questa misura è particolarmente utile per adeguare le pensioni all’attuale costo della vita, in modo da proteggere i pensionati dall’inflazione e dare loro maggiore potere d’acquisto.
In attesa dell’ufficialità, la nuova rivalutazione dovrebbe basarsi sull’indice definitivo del 2023 che l’INPS ha recepito a luglio, che è pari a un aumento dell’8,1% dello scorso anno.
Fino ad adesso, per la rivalutazione degli assegni si parlava di un incremento del 7,3%, percentuale però provvisoria.
Una volta acquisito il dato definitivo, lo scarto che risulta è pari a un +0,8%. Da questo si deduce che dovrebbero arrivare per i trattamenti pensionistici di quest’anno arretrati e conguagli.
Aspettando la rivalutazione definitiva dell’anno in corso, bisogna tenere conto dello straordinario aumento che ha riguardato le pensioni percepite da coloro che hanno superato i 75 anni di età, pari a un +6,4%. Invece, l’incremento delle pensioni per gli under 75 è stato più modesto (+1,5%).
La percentuale di variazione per calcolare la perequazione pensionistica dovrebbe arrivare entro il 20 novembre tramite decreto da parte del Ministero dell’Economia.
Di conseguenza, tutti gli assegni pensionistici interessati verranno adeguati. Stando alle ultime proiezioni, la rivalutazione ordinaria nel 2024 dovrebbe essere tra il 5,5% e il 6%.
Per effetto della Legge di Bilancio 2023, le pensioni minime hanno subito un aumento di 600 euro al mese a partire dal 1° luglio, anche se l’obiettivo da parte del Governo, in particolar modo di Forza Italia, è arrivare prima della fine della legislatura attuale, a 1.000 euro al mese.
Secondo alcune indiscrezioni riportate dai quotidiani nazionali, per le misure previdenziali sono stati stanziati soltanto 2 miliardi di euro in quanto il Governo Meloni è maggiormente concentrato su priorità diverse, come prorogare il taglio del cuneo fiscale.
Non bisogna però dare per certo l’aumento ulteriore delle minime per il prossimo anno, poiché le risorse a disposizione sono poche.
Se dovesse essere trovato un punto di intesa in seno alla maggioranza di governo, l’incremento sarebbe comunque modesto (650-700 euro).