I banchieri e gli industriali lanciano l’allarme, avvisando che la crescita economica è bloccata. Ecco le motivazioni alla base di tale situazione.
Confindustria svela un quadro alquanto preoccupante riguardo alla crescita economica che, secondo banchieri e industriali, sarebbe bloccata: i consumi, dunque, sarebbero rallentati e si starebbe verificando una contrazione dei prestiti per le imprese. Ecco i dati emersi fino a questo momento.
Gli economisti e i banchieri fanno sapere che l’economia è ormai bloccata, anche a causa della rincorsa a prezzi-tassi.
Confindustria, in tal senso, non conferisce un quadro positivo della situazione economica nazionale, nel quale emerge una situazione ben precisa: credito in difficoltà e consumi diminuiti.
Per quanto riguarda la condizione delle imprese, secondo i dati forniti dall’Abi, è delineata una contrazione dei prestiti e una diminuzione della qualità di questi ultimi.
Pertanto, Antonio Patuelli, presidente di Abi, afferma che il nostro Paese non può permettersi un’ulteriore recessione, anche se tali dati fanno presagire un brusco rallentamento sul piano economico.
Nella premessa alla NADEF, il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha spiegato che il rapporto debito-PIL andrà a ridursi solamente dopo il 2026, e, nel frattempo, il governo si impegnerà al fine di “seguire una politica di consolidamento della finanza pubblica“.
La crescita, dunque, attraverso un momento nero a causa di una battuta d’arresto relativa ai servizi.
Ad incidere negativamente su questa situazione ci sono anche i rialzi dei tassi della BCE, la caduta del credito e della liquidità, nonché l’incremento del costo dell’energia, su cui incidono anche gli ultimi sviluppi legati al conflitto tra Ucraina e Russia.
Pertanto, i consumi e gli investimenti subiscono una battuta d’arresto. A complicare questa situazione, secondo banchieri ed industriali, sarebbero anche il drenaggio dei fondi delle famiglie con mutui e, in generale, l’inflazione.
Inoltre, in questo contesto, incide anche la stretta sui tassi, aumentati del +2,84 punti percentuali fino a luglio 2023. Per quanto riguarda gli interessi sui mutui si stima un aggravio di interessi annui pari a +4,6 miliardi di euro.
A pagare lo scotto di questa situazione che è venuta a delinearsi sono, come si può facilmente immaginare, i cittadini che hanno contratto mutuo a tasso variabile il quale, come saprete, si aggiorna mensilmente.
Secondo gli ultimi dati di Bankitalia, inoltre, i prestiti sarebbero in calo del 2,4%, prendendo di riferimento il periodo fino a giugno 2023, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
A sud, però, si registra una controtendenza con un aumento medio dello 0,5%, in particolare in Molise. Diminuiscono, oltre, i prestiti alle imprese ma, nello stesso momento, crescono i finanziamenti concessi alle famiglie in tutte le regioni del Paese.