In che modo capire se lo stipendio percepito è adatto al lavoro che si svolge? Questi sono i criteri da prendere in considerazione.
Di fronte alla contestazione di un lavoratore, il giudice ha la possibilità di liquidare lo stipendio anche oltre i minimi sindacali che il contatto collettivo ha previsto.
Come capire se lo stipendio è corretto
Molti sono i lavoratori che dubitano del fatto che lo stipendio non sia adeguato al lavoro svolto.
Coloro che hanno intenzione di approfondire la situazione, devono effettuare una serie di passaggi e tener conto di una decisione molto importante che la Cassazione ha preso attraverso la sentenza numero 27711 risalente al 2 ottobre del 2023 la quale richiama la sentenza numero 106/62 rilasciata dalla Corte Costituzionale.
Ma in che modo si effettua il calcolo dello stipendio? Basandosi sull’articolo 36 della Costituzione, il compenso da dare al lavoratore deve essere proporzionato alla qualità e alla quantità del lavoro e deve essere abbastanza elevato da fare in modo che egli, insieme alla sua famiglia, possano vivere un’esistenza dignitosa e libera.
Sono i contratti collettivi a fissare una retribuzione basandosi sull’inquadramento contrattuale del dipendente oltre che a quelle delle ore di lavoro. Nel caso in cui non esiste un contratto collettivo, sarà il giudice che dovrà quantificare la retribuzione.
In che modo si capisce se la busta paga risulta essere corretto
Due sono i criteri che si utilizzano per calcolare la retribuzione ossia:
- retribuzione fissa mensile che si basa sulla durata del periodo di paga;
- retribuzione a paga oraria che si basa sulle ore retribuite.
È stata la sentenza della Cassazione del 2 ottobre a chiarire definitivamente la questione riguardo a come si stabilisce se uno stipendio risulta essere corretto oppure no.
In particolar modo, si faceva riferimento ad uno dei dipendenti che lavorava all’interno di una cooperativa nel settore dei servizi fiduciari, il quale aveva portato avanti una contestazione del suo stipendio affermando che non fosse adatta la differenza del CCNL della vigilanza privata.
Secondo la Cassazione, il giudice aveva il compito di controllare se la retribuzione risulta essere proporzionale al lavoro svolto e abbastanza sufficiente per far sì che l’uomo potesse mantenere degli standard di vita adeguati.
Nel momento in cui è andato a prevedere la modalità di erogazione dei compensi, i contratti collettivi hanno incontrato alcuni limiti.
Infatti, in base a ciò che afferma l’atto di giurisprudenza, due sono i principi fondamentali che non devono essere assolutamente lesi ossia: quello della proporzionalità e sufficienza di retribuzione insieme a quello del rispetto delle leggi inderogabili.
Il giudice, per stabilire se lo stipendio risulta essere abbastanza sufficiente, utilizza il livello Istat di povertà.
Anche se non risulta essere un parametro diretto, di sicuro è in grado di dare una mano per capire una soglia di compenso minima alla quale non può essere superata.
Quali sono i criteri per capire se uno stipendio risulta essere equo
Per controllare se uno stipendio è equo oppure no, bisogna controllare l’attività svolta facendo quindi riferimento agli importi che il contratto collettivo nazionale di categoria prevede.
In ogni caso, il giudice può anche scegliere di discostarsene nel momento in cui la paga non risulta essere proporzionata.
Il magistrato inoltre può anche utilizzare la retribuzione stabilita da diversi contratti collettivi di settore in quantità di parametro di riferimento.
In ogni caso, l’Unione Europea nel 2022 aveva condiviso la direttiva riguardo al Solarium dove lo scopo risulta essere la «convergenza sociale verso l’alto dei salari minimi», i quali devono essere adeguati per fare in modo che si possono garantire delle condizioni di vita abbastanza dignitosa.