Che ruolo ha l’alluminio nel campo del riciclo e, in particolare, nella transizione ecologica attuata negli ultimi anni.
Negli ultimi vent’anni, la produzione di alluminio è triplicata e la transizione ecologica sembra destinata a fare un uso sempre maggiore di questo metallo nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio. Oltre alla pressione sulle risorse, al dominio della Cina nelle attività di raffinazione e alla conseguente dipendenza soprattutto dell’Europa, c’è anche la questione ambientale legata a questo metallo e alla sua elevata impronta di carbonio.
L’alluminio è il secondo metallo più abbondante nella crosta terrestre dopo il silicio e il ferro.
È particolarmente apprezzato per la sua malleabilità, la sua naturale resistenza alla corrosione e il suo rapporto leggerezza/resistenza. L’alluminio è diventato una parte indispensabile della società moderna, utilizzato in molti settori dell’economia, tra cui i trasporti, l’edilizia, il settore energetico e gli imballaggi.
L’alluminio è sempre più utilizzato nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio per quel che concerne, ad esempio, l’imballaggio delle batterie, come catodo nelle batterie al litio e nelle celle a combustibile a idrogeno.
Grazie alla sua leggerezza, è un componente chiave nelle gondole e nelle pale delle turbine eoliche e si trova anche nei magneti permanenti.
Nei pannelli fotovoltaici, l’alluminio è impiegato per i serramenti e gli inverter.
Grazie alle sue straordinarie proprietà, è probabile che l’alluminio rimanga un metallo chiave nelle nostre società fino al 2050, soprattutto in ottima di creazione di uno scenario climatico compatibile con gli obiettivi stabiliti dall’Accordo di Parigi.
L’alluminio è un materiale chiave per la transizione energetica e la sua domanda è destinata a crescere in modo massiccio entro il 2050.
Tale metallo, infatti, sarà un ottimo alleato nell’alleggerimento dei veicoli e un componente essenziale nelle infrastrutture elettriche, nei pannelli solari e nelle turbine eoliche. Un futuro decarbonizzato richiede – quindi – un aumento della capacità produttiva globale.
L’alluminio, però, oltre ad essere importante ai fini della transizione energetica, è – purtroppo – anche una fonte di emissioni di gas serra. L’industria dell’alluminio utilizza, d’altronde, molta energia elettrica. Nel 2018, il settore da solo rappresentava il 2% delle emissioni globali di gas serra.
In Europa e, in particolare, nei Paesi con produzione interna decarbonizzata da dighe idroelettriche, geotermica e nucleare (facendo, ad esempio, riferimento a nazioni quali la Norvegia, la Francia e l’Islanda), la produzione di una tonnellata di alluminio primario genera circa 7 tonnellate di CO2 (CO2e), mentre produce più di 20 tonnellate di CO2e in Cina, dove l’elettricità utilizzata negli smelter proviene – generalmente – da centrali elettriche alimentate a carbone.
Trovare un equilibrio, dunque, non è semplice considerando che l’alluminio è sia una chiave di svolta per la transizione ecologica, che un problema sul piano dei consumi energetici.