Il Governo è deciso a detassare le tredicesime del mese di dicembre 2023. Il valore del bonus in busta paga? Vediamolo.
Il Governo sta studiando un piano per la detassazione delle tredicesime. Alcune testate giornalistiche avevano previsto tutto già a fine agosto, ma ora arrivano conferme.
La misura dovrebbe entrare in essere dalla mensilità aggiuntiva in busta paga in arrivo nel mese di dicembre.
L’intento è quello di partire subito con la riforma fiscale, la cui struttura è stata approvata sia dal Parlamento che dal Governo.
Insomma, siamo di fronte al primo di una serie di decreti attuativi che andranno a finire nella Legge di Bilancio.
Per il 20 settembre 2023, dovranno essere pronti tutti gli schemi dei decreti legge. Sicuramente, la flat tax rappresenta la pietanza più saporita della riforma fiscale, ma difficilmente vedrà la luce.
Il prossimo anno, sempre che ci siano le risorse necessarie, dovrebbe andare in attuazione la riduzione delle aliquote fiscali, con gli scaglioni che scenderanno da quattro a tre. Vediamo, invece, cosa bolle in pentola per le tredicesime.
Tredicesime: detassazione e bonus
Maurizio Leo, viceministro dell’Economia, ha messo in campo varie ipotesi. Il suo ragionamento porta a un probabile taglio IRPEF sulle tredicesime, con aliquota al 15%. In base al reddito, l’aliquota attuale è al 23%, ma potrebbe salire al 25, 35 o 43%.
Intervento strutturale? Difficile dirlo. Andando oltre, il Governo potrebbe detassare uniformemente le tredicesime dei lavoratori che hanno un reddito medio-basso, probabilmente con soglia reddituale di 35.000 euro annui.
Potrebbero anche essere presi in considerazione le posizioni reddituali di poco maggiori ai 35.000 euro, con benefici più alti per chi è al di sotto.
Qualche simulazione
Andiamo a simulare qualche importo. Chi percepisce un reddito annuo di 15.000 euro, per lui l’IRPEF dovrebbe scendere da 230 a 150 euro, con un risparmio pari a 80 euro netti.
Invece, per chi guadagna 20.000 euro il risparmio ammonterebbe a 160 euro, mentre chi guadagna 25.000, 30.000 e 35.000, risparmierebbe rispettivamente 200 euro, 480 euro e 560 euro.
Nel caso in cui tale bonus venisse esteso al di là del range dei 35.000 euro di reddito, il risparmio crescerebbe in modo esponenziale.
Facciamo un breve esempio: coloro che guadagnano 80.000 euro annui di stipendio, si ritroverebbero in tasca per la fine dell’anno ben 1.792 euro netti.
Arrivare a questa soglia di reddito, però, è poco fattibile, poiché non ci sono i fondi sufficienti per sostenere una manovra così ampia.
Confesercenti ha dichiarato che “la detassazione delle tredicesime e degli aumenti contrattuali è la strada da seguire se si vuole dare un forte impulso alla domanda interna”.
Sconto Irpef e estensione fringe benefit
Oltre a questa misura, l’esecutivo sta lavorando ad altre due: la rateizzazione del maxi-acconto dell’IRPEF del mese di novembre, allungandolo fino alla fine di giugno 2024.
A beneficiarne saranno circa 4,5 milioni tra pensionati, lavoratori autonomi e dipendenti. C’è anche l’ipotesi di estendere la soglia dei fringe benefit detassata anche per coloro che non hanno figli. Attualmente, i fringe benefit arrivano alla soglia dei 3.000 euro.
Il risparmio con le aliquote nuove
Tornando al discorso della riduzione aliquote IRPEF strutturale, la principale ipotesi, allo stato attuale, è l’eliminazione dell’aliquota del 25% che grava sui redditi che arrivano fino a 28.000 euro, con la creazione di un grande scaglione al 23%.
Questa misura costerebbe all’incirca 4 miliardi, una somma che potrebbe essere reperita senza particolari problemi.
Per quanto riguarda gli effetti in busta paga, i redditi fino a 20.000 euro subirebbero uno sgravio pari a 180 euro annui, che sarebbero 15 euro al mese.
Invece, per i redditi di 28.000 euro, si arriverebbe a 260 euro l’anno, ossia 21 euro al mese. Cifre inique, non bastevoli per aiutare concretamente le famiglie italiane, e ben lontane dalle promesse del Governo.
Aggiungendo il taglio del cuneo fiscale contributivo sui redditi che arrivano a 35.000 euro, queste cifre aumenterebbero, ma comunque sempre inferiori alle aspettative.