Vi siete mai chiesti quanto si può percepisce di pensione avendo versato circa 30 anni di contributi agricoli? A rispondere a questa domanda ci pensiamo noi nelle prossime righe.
Calcolare quanto ci spetta di pensione è sempre molto interessante, in quanto sono diverse le sorprese che potrebbero far salire o scendere l’importo pensionistico. Esiste infatti una soglia di contributi che permette di andare in pensione ma i dubbi si palesano quando quella determinata somma per un motivo per l’altro non viene versata. Scopriamo insieme in che modo viene calcolata la pensione prendendo in esame la categoria
relativa a tutti coloro che lavorano nel settore dell’agricoltura. Ecco che cosa abbiamo scoperto in merito alla percezione e all’elargizione dell’assegno pensionistico a fronte di un versamento di circa 30 anni di contributi.
Come si calcola la pensione agricola?
Ogni trattamento pensionistico fa riferimento alla propria categoria di appartenenza, motivo per cui non sempre le leggi generali prese in esame valgono per tutti. In questo settore specifico, per esempio, vengono esaminate le giornate di lavoro e le ore dedicate allo svolgimento della propria mansione.
Un individuo, quindi, deve rispettare le regole generali previste per l’accesso al trattamento pensionistico. Questo si configura con il raggiungimento dell’età di 67 anni e il versamento di almeno 20 anni di contributi. Per quanto riguarda però questa categoria bisogna anche considerare il minimale giornaliero annuale che, fino a qualche tempo fa, era pari a circa 567,94 €. Questo significa che in linea di massima, laddove la
retribuzione superasse i 48.000 € lordi all’anno, verrà applicata un’aliquota maggiorata che varia da individuo a individuo.
Questo significa che chi ha cominciato a lavorare dal 1996 potrà disporre di un
massimale annuo di circa 105 €, cifra che non mi richiederà il versamento di altri contributi.
Con quali sistemi si può calcolare la pensione agricola?
Come detto prima, esistono dei metodi ben precisi per calcolare le pensioni dei lavoratori di una determinata categoria, seppur sempre in maniera generale e non scendendo del merito della singola situazione. Questo significa che, in primo luogo, bisognerà capire se il lavoratore interessato sia dipendente oppure se abbia svolto il suo lavoro come autonomo.
In ogni caso non esistono grandi differenze tra le due categorie, in quanto laddove si fossero versati contributi fino al 1995 si procederà ad erogare l’assegno di pensione ricorrendo al sistema della retribuzione. Dal 1996 in poi si procederà con il sistema misto. Questo significa che non verrà analizzata solamente la retribuzione, ma anche
altri parametri come ad esempio le ore di lavoro e i contributi versati in tutti gli anni di servizio.
Dopo il 1996 è stato introdotto il sistema contributivo che andrà a delineare la percezione della pensione sulla base dei contributi versati. In questo caso si parla del numero di ore durante le quali il lavoratore ha prestato il suo servizio. Solitamente un lavoratore di questo tipo lavora per circa 200 giornate all’anno. Laddove i giorni fossero più
numerosi, si potranno addebitare queste ora extra all’anno successivo, a patto che il numero effettivo non sia inferiore a 30 giorni.
Quanto mi spetta di pensione se ho versato 30 anni di contributi?
Facendo un calcolo estremamente rapido, un lavoratore agricolo percepisce circa 500 € di pensione al mese anche se molti, purtroppo, si avvicinano di più ai 300 € mensili. Questo perché, chi ha lavorato per almeno 30 anni, avendo versato i dovuti contributi prima e dopo il 1996, non può che aver recepito un guadagno inferiore ai 27.000 € l’anno.
A seconda delle disposizioni che cambiano di anno in anno, sono state poi applicate le tassazioni del sistema misto con aliquote differenti. Così facendo la scelta è piuttosto evidente in quanto l’importo pensionistico andrà ad abbattersi e, nei casi migliori, il lavoratore potrà ottenere 700 € netti al mese. Questa cifra può ammontare a 600/800 € in quanto, come detto prima, tutto dipende dalle ore effettive.
Ricordiamo ancora una volta che il sistema misto è quello che prende in considerazione due parametri diversi. Il primo si basa sull’entità delle retribuzione percepita in tutti i mesi lavorativi. Questa darà a sua volta un valore di media sul quale verranno poi effettuati i calcoli da chi di dovere. Dall’altra parte, invece, bisogna esaminare la quantità di contributi versati per tutta la carriera lavorativa dell’individuo.