Arrivano grandi novità dal Governo italiano in merito alle pensioni anticipate: si parla di un super contratto di espansione.
È già noto da tempo che nella prossima manovra finanziaria, prevista a fine anno, sarebbe stata inclusa una misura che riguardava direttamente gli esodi incentivati all’interno delle aziende.
I datori di lavoro vengono tirati dentro, poiché tale misura è volta a favorire per alcuni lavoratori il pensionamento anticipato. Poi, se ci mettiamo che è facile da varare, ecco perché è stata presa in considerazione con largo anticipo.
Il motivo è presto detto: nonostante a pagare le pensioni sia l’INPS, tali strumenti hanno un costo che deve accollarsi in tutto o in parte l’azienda.
Si tratta, ovviamente, di misure low cost, che è sempre un’ottima notizia, soprattutto per le esigue casse dello Stato.
Quanto detto viene dimostrato dal fatto che da un po’ di anno è in essere l’isopensione, la quale consente di ottenere l’anticipo della quiescenza di 7 anni.
Cosa che è pienamente dimostrata dal fatto che da un po’ di tempo esiste il contratto di espansione, che più o meno è simile all’isopensione.
In questo caso, però, l’anticipo è di soli 5 anni e tira in ballo le aziende che hanno in organico oltre 50 dipendenti.
Adesso si sta diffondendo la voce sulla possibile creazione di quello che molti hanno definito “super contratto di espansione”.
I lavoratori a cui è giunta all’orecchio questa notizia hanno subito alzato il livello di attenzione verso questa novità, seppure ancora ipotetica. Ma cos’è l’isopensione? E il contratto di espansione. Andiamo a spiegarlo di seguito.
Isopensione e contratto di espansione: cosa sono?
L’isopensione è una misura che consente a tutte le aziende che hanno in organico almeno 15 dipendenti di anticipare il riposo ai lavoratori a cui mancano 7 anni per raggiungere l’età pensionabile, che ricordiamo essere a 67 anni.
È stato il primo strumento che è andato a collegare alle pensioni anticipate gli esuberi aziendali. Insomma, uno strumento di esodo incentivato, che è stato appositamente introdotto per dare modo ad alcuni lavoratori di andare in pensione, favorendo anche le aziende.
Cosa c’entrano le aziende? Beh, i datori di lavoro, con questo strumento, non sono costretti più a licenziare per risolvere il problema degli esuberi.
Ecco poi che è arrivato il contratto di espansione, una misura che consente ai lavoratori di lasciare il lavoro a 62 anni e dopo aver versato minimo 37,10 anni di contributi.
In effetti, questa tipologia di contratto, che le imprese devono firmare dopo l’accordo con i sindacati e in sede ministeriale, consente ai lavoratori di andare in pensione anticipata.
Ma c’è un paletto: possono soltanto coloro a cui mancano 5 anni alla pensione di vecchiaia ordinaria o a quella anticipata ordinaria.
Pensioni anticipate: il super contratto di espansione
Tutte le misure sopra menzionate ricadono sulle casse delle aziende, le quali adesso, per via di riorganizzazione o per riduzione di personale, possono mandare in pensione i lavoratori più anziani meno propensi ai cambiamenti oppure a cambiare mansione.
Dopo tutte queste doverose premesse verso misure che funzionano già e che contemplano non soltanto la volontà delle aziende ad avvalersene, ma anche l’accettazione da parte degli stessi lavoratori, al netto di accordi sindacali, vediamo adesso cosa ha intenzione di fare il Governo Meloni. A parte che siamo ancora nel campo delle chiacchiere e delle ipotesi, cercare notizie certe non serve, almeno per ora.
Se vogliamo fare affidamento alle ultime indiscrezioni, questo nuovo contratto di espansione dovrebbe essere uno strumento capace di inglobare tutti gli altri attualmente in vigore.
Insomma, l’intenzione è quella di creare un unico strumento che consenta alle aziende di potere finanziare il prepensionamento dei lavoratori.
Dalle notizie scarne che arrivano, a essere favorito è il turnover, poiché il contratto di espansione prevede, oltre che il prepensionamento, anche nuove assunzioni. Il meccanismo applicato finora è 1 su 3, ossia un’assunzione ogni tre prepensionamenti.
La novità che la maggior parte stanno aspettando è quella che tira in ballo le dimensioni delle aziende. La volontà, infatti, è quella di mettere in mezzo anche le PMI (Piccole e Medie Imprese).
Se si riuscisse ad andare più giù della soglia di 50 dipendenti, allora si potrebbe definire questo nuovo strumento “super contratto di espansione”.
Ricordiamo, infatti, che attualmente è in vigore il tetto massimo di 50 dipendenti, il quale mette ai margini moltissime aziende.