Da diverso tempo si parla di riforma del Canone Rai. Ma quali sono le ipotesi avanzate dal Governo Italiano? Vediamole.
Il dibattito politico sul Canone Rai non accenna a placarsi. Ci sono diverse ipotesi allo studio, tra cui una che dovrebbe riformare radicalmente l’imposta sul possesso del televisore.
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, parla di diverse possibilità attualmente al vaglio del Governo.
Le discussioni sul Canone Rai sono lecite, perché è una di quelle tasse che fa storcere il naso a milioni di cittadini italiani, ma anche perché ci sono state delle esplicite richieste da parte dell’UE, che pretende maggiore trasparenza all’interno delle fatture delle bollette elettriche.
Per questo motivo, il Governo sta cercando una soluzione alternativa, da approvare entro la fine dell’anno.
A luglio, Giancarlo Giorgetti, durante l’audizione in Commissione di Vigilanza, intervenne proprio sulla questione Canone Rai, mettendo sul piatto varie ipotesi di riforma.
Un’ipotesi parla dello scorporo di una quota dal pagamento del canone inerente agli investimenti che la TV di Stato sostiene, la quale sarebbe poi riservata per sostenere la capacità trasmissiva.
L’ammontare complessivo sarebbe intorno ai 300 milioni di euro all’anno, da mettere poi a carico del fisco. Agendo in questo modo, il canone Rai diminuirebbe.
Giorgetti, però, guarda un po’ oltre, mettendo in ballo la telefonia mobile e i canali digitali come RaiPlay.
Secondo lui, siccome sono tanti che usano i dispositivi mobili per guardare contenuti in streaming, la platea si allarga ulteriormente.
Se, attualmente, sono 21 milioni i cittadini italiani a pagare il canone Rai, la platea che sfrutta le utenze telefoniche per guardare in modo alternativo i contenuti sono 107 milioni.
Ecco che arriva l’idea di Giorgetti: spostare il canone Rai dall’utenza elettrica a quella telefonica. Però, i dubbi in merito non mancano.
Non è detto che tutti i 107 milioni di utenti usino i servizi Rai, come è assodato il fatto che parecchi di loro fanno parte del medesimo nucleo familiare.
Il rischio a questo punto è di costringere milioni di utenti a pagare per un servizio che non utilizzano, mentre altri milioni si ritroverebbero a pagare tre o quattro volte la medesima tassa. Fortunatamente, non c’è soltanto questa ipotesi al vaglio.
Visto che la concessione scadrà nel 2027, Giorgetti sta cercando di individuare meccanismi diversi. A prescindere da quali saranno i risvolti definitivi, fatto sta che quest’onere deve avere una collocazione molto chiara e dovrà anche esserci una revisione molto attenta delle varie dinamiche di spesa della Rai.
In base al consuntivo del 2022 e all’assestamento del 2023, le risorse che provengono dal Canone Rai sono in totale 1,85 miliardi di euro.
Queste risorse, a detta di Giorgetti, sono destinate tutte alla Rai, a parte 110 milioni di euro, che ogni anno vengono assegnati al Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione.
Oltre agli introiti del canone, la Rai usa anche i ricavi delle pubblicità. Secondo l’analisi più recente, tali entrati ammontano a 622 milioni di euro nel 2023, in leggero calo rispetto al 2022.
Giorgetti evidenzia anche che l’indebitamento della TV pubblica è arrivato a 550 milioni nel 2022. In base, poi, al budget 2023 approvato a gennaio del CDA della Rai, l’azienda si appoggia al 69% delle risorse provenienti proprio dal canone.
A livello finanziario, il gruppo ha dovuto far fronte a un -650 milioni di euro, di cui -541 milioni di euro appartengono alla Rai.
Questi dati mettono in evidenza come la Rai non possa fare a meno del canone. Ora, siccome l’UE è stata esplicita in merito, si cercano soluzioni alternative al canone in bolletta.
Il problema che questo scontro tra Governo italiano si protrae da tempo, ma il canone è sempre lì, nonostante l’obbligo di toglierlo.
Ormai gli italiani sono abituati a ritrovarselo in bolletta elettrica da più di 7 anni. Il costo del canone non è sicuramente eccessivo (90 euro all’anno in 10 rate al mese), da pagare dal mese di gennaio a quello di ottobre.
A volerlo inserire nella bolletta della luce è stato Matteo Renzi, che ha aiutato molto a combattere l’evasione fiscale.
Dopo il passaggio dagli iniziali 113 euro all’anno agli attuali 90 euro, più persone hanno iniziato a pagarlo.
Il MEF ha stimato che questo addebito in bolletta ha portato a una riduzione notevole degli evasori fiscali.