Taglio del cuneo fiscale, quali sono gli effetti sugli stipendi? Quanti soldi si ritroveranno in più in busta paga i lavoratori italiani? Scopriamolo.
Si parla tanto di taglio del cuneo fiscale, ma a quanto ammonterà l’aumento medio in busta paga? Si parla di 98 euro lordi circa, almeno stando al rapporto annuale dell’INPS.
Dal mese di luglio, il taglio previsto è pari al 7%, ma soltanto per coloro che hanno un’imponibile pensionistico di massimo 25.000 euro.
Invece, i lavoratori al 6% di imponibile pensionistico sono quelli che percepiscono massimo 35.000 euro all’anno.
Se dobbiamo fare fede alla stima da parte dell’istituto previdenziale, i lavoratori che otterrebbero più di 100 euro al mese di aumento sono pari al 57% circa.
Per i cosiddetti lavoratori full month e full time, l’esonero ammonterebbe a 123 euro al mese.
Guardando alle altre cifre, coloro che percepirebbero soltanto 80 o meno euro al mese sono limitati al 2%, mentre circa il 90% si ritroverà in busta paga 100 euro o più euro.
Nell’ambito degli importi che superano i 125 euro rientrerebbero il 48% dei lavoratori, mentre l’8% percepirebbe un importo superiore a 150 euro.
In base alle suddette previsioni, e prendendo in considerazione una retribuzione media imponibile di 1.500 euro da parte dei lavoratori, questo esonero potrebbe portare aumenti importanti in busta paga.
Lo sconto, scattato già a luglio, dovrebbe protrarsi fino al 31 dicembre 2023. Il Decreto Lavoro del Governo Meloni aveva innalzato dal 2% al 5% il taglio del cuneo fiscale per coloro che hanno 35.000 euro di reddito annuo, mentre per i lavoratori con reddito fino a 25.000 euro annui si era passati dal 3% al 7%. Questa misura dovrebbe essere prorogata anche per il prossimo anno.
Da più parti si spinge in questa direzione, come confermato dal Senatore Gianni Rosa di Fratelli d’Italia, che è anche membro della Commissione del Parlamento per attuare il federalismo fiscale.
Ma cosa dicono i sindacati del taglio al cuneo fiscale? Secondo loro, l’intervento non deve essere “a spot” ma strutturale.
“In Italia ci sono 8 milioni di lavoratrici e lavoratori che hanno il contratto scaduto, di cui la metà lavora nel settore pubblico, mentre l’altra metà tra quello dei servizi e del commercio”, ha dichiarato Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil, durante il dibattito organizzato da Confindustria Federvarie “Come ripensare la misura del lavoro”.
“Sono della convinzione che di questo il Paese debba farsi carico. Le nostre proposte ci sono, in primis la riduzione del cuneo fiscale. Non a spot oppure per i sei mesi che ci separano dalle elezioni europee. Occorrono 14 miliardi. Resta una nostra priorità, poi detasseremo la contrattazione di livello fino ad arrivare alla produttività”.