Il Governo Meloni sta studiando due nuove tasse per finanziare la Manovra Finanziaria. Per i cittadini italiani non è una buona notizia.
Costo della vita in aumento? Niente paura, ci sono i bonus. Tra quelli già in essere e quelli attualmente in fase di discussione, il Governo Meloni è sempre sul pezzo quando si tratta di aiutare le famiglie italiane, non soltanto quelle meno abbienti.
Il problema sono i fondi per finanziare la Legge di Bilancio 2024. Ecco perché si parla di nuove tasse, che porterebbero nelle casse dello Stato 25/30 milioni di euro.
Quali sono queste risorse economiche utili al Governo per poter coprire più o meno la metà di quanto occorre? Stiamo parlando di 12 miliardi di euro circa.
Di questi 12 miliardi sei sono sicuri, ma il rimanente va calcolato nei minimi particolari, partendo dagli 1,5 milioni di euro che sono stati risparmiati su quanto stanziato per l’assegno unico.
Contemporaneamente, il Governo sta aspettando che vengano messi a bilancio i circa 4,5 miliardi ricavati dai margini del deficit. Legge di Bilancio che traballa? Sì. Ma non è tutto perduto.
L’interrogativo più grande per il Governo Meloni è dove andare a trovare il resto dei miliardi che servono a finanziarla.
La Premier ha parlato con i propri ministri, cercando di trovare una soluzione comune per la quadratura del cerchio, altrimenti la sfida sociale e politica in campagna elettorale rischia soltanto di far perdere consensi popolari.
La ricerca di fondi in ogni dove è iniziata. Agli 1,5 miliardi potrebbero aggiungersi i 2,5 della tassa extra profitti delle banche, che sono al centro di un’accesa discussione, visto che i rischi che si ripercuotono sui cittadini è reale.
Insomma, tanta carne al fuoco, ma il rischio che si bruci è elevato. La Meloni rischia di ritrovarsi non soltanto l’opposizione contro, ma anche un processo incostituzionale tra le mani.
Una situazione paradossale, e il motivo è proprio da ricercarsi nella parola detta sopra: incostituzionale.
Se, una volta racimolati i soldi degli extra profitti delle banche, questa manovra venga appunto dichiarata in questo modo, il Governo dovrà restituire tutti i soldi agli istituti di credito, con il banco che salterebbe come una mina.
Dal prossimo anno dovrebbe entrare in vigore una tassa sulle multinazionali, ma le certezze sono finora pochissime.
Riuscirà il Governo ha ottenere quanto gli occorre? Il dubbio è proprio questo. L’aliquota dovrebbe essere pari al 15%, ma qui il condizionale è d’obbligo. La verità è che il gettito potrebbe anche essere inferiore alle stime.
Insomma, tutto si poggia su fondamenta fatte esclusivamente di sabbia. Alla prima lievissima scossa di terremoto cadrebbe giù tutto.
Un piano di emergenza c’è, ma i soldi sarebbero pochi: il prezzo del carburante. Se per i cittadini italiani è un dramma, per lo Stato si traduce in maggiori introiti di IVA rispetto alle previsioni.
I consumatori continuerebbero a pagare dazio, ma per il Governo significa racimolare circa 1-2 miliardi da destinare alla Legge di Bilancio.