Dal 30 settembre diremo addio allo smart working. Per alcune categorie però potrebbe esserci una piccola proroga. Ecco che cosa abbiamo scoperto su questo argomento.
A seguito dell’avvento del COVID molte dinamiche sociali sono cambiate e queste hanno avuto delle conseguenze sul mondo della scuola e del lavoro. Se prima la maggior parte delle persone si alzavano alla mattina e uscivano da casa per raggiungere il proprio ufficio, molti assolvono i propri compiti senza muoversi da casa. Per limitare i contagi infatti, è stato introdotto lo smart working.
La società è in continua evoluzione, motivo per cui si deve tenere conto di alcuni cambiamenti che possono verificarsi da un momento all’altro. Quasi quattro anni fa abbiamo assistito all’evento del COVID, una dinamica che nessuno di noi si sarebbe mai aspettato. Le persone si sono quindi dovute adeguare a un nuovo stile di vita che prevede, tra le altre cose, la possibilità di espletare la propria mansione da casa.
Tutti coloro che non hanno perso il posto di lavoro hanno infatti cominciato a lavorare in smart working, in quanto è sufficiente utilizzare un dispositivo come tablet o computer per svolgere il proprio lavoro da casa.
Si tratta di una scelta molto vantaggiosa in quanto non ci si deve recare in ufficio non si
perde tempo per raggiungere il posto di lavoro e soprattutto si va a risparmiare sul carburante oppure sul costo degli abbonamenti dei trasporti pubblici. D’altro canto, invece, ci sono dei limiti per quanto riguarda la socializzazione dell’essere umano e soprattutto il fatto di dover identificare la propria casa come un
possibile posto di lavoro.
Ci sono molte categorie di lavoratori che lavorano in smart working, ma bisogna fare una distinzione fra quelli che lo hanno sempre fatto e quelli che, invece, si sono dovuti adeguare a seguito della pandemia.
Lo Stato ha deciso di interrompere gran parte delle dinamiche che vedono il lavoro da remoto come fondamentale. Della stessa si sono occupati Marina Calderone e Paolo Zangrilli, rispettivamente Ministro del lavoro e Ministro della Pubblica amministrazione. Le due personalità politiche hanno quindi deciso di restringere ancora una volta i requisiti per accedere a tale opportunità, riservando però una piccola proroga a chi rientra in determinate categorie.
Lo smart working passerà di moda, motivo per cui il 30 settembre non verrà più concesso il lavoro agile per tutti coloro che lavorano nel pubblico o nel privato. Se fino a poco tempo fa ogni tipo di proroga era stata esclusa ora, invece, verrà riservata a chi ha figli con meno di 14 anni.
Queste persone potranno continuare a svolgere il loro lavoro fino al 31 dicembre. Lo stesso provvedimento verrà riconosciuto nei confronti di quelle persone che sono state definite come fragili e che, a causa dell’ultimo aumento dei contagi da COVID-19, potrebbero avere più possibilità di ammalarsi laddove dovessero recarsi in ufficio.