Pensioni INPS decurtate a partire dal primo gennaio 2024: ecco chi sono gli sfortunati che si vedranno l’importo ridotto. Facciamo chiarezza.
Il Governo starebbe valutando la possibilità di applicare nuovi tagli per finanziare la prossima manovra di Bilancio. Potrebbe rappresentare una mossa volta a recuperare le risorse necessarie per mettere in atto le riforme. Il Ministero del Tesoro sarebbe già operativo per quantificare il plafond di risorse finanziare a disposizione della prossima legge di Bilancio.
Inoltre, l’esecutivo sarebbe alla ricerca di valide soluzioni volte a mettere in atto nuove misure di sostegno economico, mantenendo le promesse elettorali. La Premier ha confermato la proroga del taglio del cuneo fiscale per l’anno 2024: questa misura costerà circa 10 miliardi di euro.
Un altro capitolo su cui l’esecutivo è al lavoro è la revisione dell’Irpef e il necessario intervento volto a raffreddare il prezzo della benzina. Per ora si esclude il taglio delle accise sui carburanti, misura che potrebbe costare fino a 13 miliardi di euro. L’esecutivo per la manovra di Bilancio conta di reperire 30 miliardi di euro, ma al momento non ha a disposizione nemmeno 1/5 di questo ammontare.
È probabile che venga replicata la stretta alla rivalutazione monetaria, che venne messa in atto nel corso dell’ultimo trimestre dell’anno 2022. Questa operazione di rivalutazione degli assegni pensionistici ha consentito al governo di recuperare ben dieci miliardi di euro in un triennio.
La “stretta” sulla perequazione monetaria degli assegni pensionistici Inps continuerà anche nel corso dell’anno 2024.
La rivalutazione parziale dei trattamenti pensionistici permetterà allo Stato di recuperare risorse finanziarie, che potranno essere utilizzate nella prossima legge di Bilancio. Chi saranno i pensionati più sfortunati? Nella prossima manovra verranno tagliate le percentuali di perequazione monetaria per i trattamenti previdenziali che superano di quattro volte il trattamento minimo.
Non è da escludere che le percentuali di perequazione monetaria possano subire ulteriori riduzioni per le pensioni di importo più elevato.
Il taglio alla rivalutazione consentirebbe all’esecutivo di riacquistare una parte delle risorse che permetteranno di implementare il programma politico e di accontentare l’elettorato, in particolare i cittadini con i redditi più bassi. Al momento non c’è nulla di ufficiale in merito alla stretta sulla rivalutazione monetaria degli assegni pensionistici, che potrebbe diventare realtà nel caso in cui sia realmente necessario.
I tagli alla perequazione monetaria dei trattamenti pensionistici sono anticostituzionali. Con la Sentenza n. 234 emessa tre anni fa gli ermellini della Corte costituzionale hanno specificato che la revisione delle fasce di perequazione non è assolutamente legittima quando diventa una routine ripetuta nel tempo.
Basti pensare che nell’ultimo quinquennio più volte sono state approntate misure volte a congelare il meccanismo di adeguamento.
Solamente una volta, durante l’esecutivo guidato da Draghi, si è assistito ad una rivalutazione monetaria “piena” degli assegni pensionistici INPS.
La stretta alla perequazione attuata nel corso del corrente anno sarà oggetto di giudizio e non si deve escludere il fatto che gli ermellini diano ragione a UIL pensioni. Ciò potrebbe obbligare l’esecutivo ad implementare un’operazione di rivalutazione più favorevole nei confronti di una determinata platea di pensionati.