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Recupero delle reti dismesse dai fondali marini: l’attività di Healthy Seas

L’associazione no profit Healthy Seas, si sta impegnando nella circolarità, prendendo come punto di partenza le reti dismesse e i rifiuti di qualsiasi genere che si trovano all’interno dei fondali marini.

Rete ripescata nei fondali marini- Oipamagazine.it

Si tratta di un progetto che fa sì che si faccia un ulteriore passo in avanti verso la protezione ambientale, un elemento che potrebbe fare in modo che le nostre acque possono essere finalmente molto più pulite.

Il progetto di Healthy Seas

Il progetto di Healthy Seas è riuscita a pulire il mare da numerosi rifiuti tra cui due reti da pesca, la prima lunga circa 40 metri e la seconda di circa 20 metri, oltre che a numerose trappole per crostacei, a circa 6 nasse insieme ad una gabbia, un’ancora arrugginita e numerosi resti di reti e ben tre copertoni.

Insomma, una pesca decisamente inusuale ma che purtroppo è stata raccolta all’interno dei fondali profondi più di 20 metri nel corso della Costa istriana.

All’interno delle barche di assistenza, diversi sono i volontari che giungono dal ogni angolo del mondo per celebrare i 10 anni di questa organizzazione, la quale adesso è diventata una vera e propria fondazione, il cui compito è quello di ripulire i mari da reti che sono state abbandonate o si sono strappate sui fondi del mare.

Infatti, fino ad oggi sono più di 900 le tonnellate di rifiuti che sono state raccolte.

Un progetto che è partito dal Mar Mediterraneo ma che poi si è diffuso a macchia d’olio, arrivando fino al nord Europa, all’Asia, alla Corea e alla Nuova Zelanda.

Insomma, il “clean- up” è soltanto il primo pilastro del lavoro di Healthy Seas, il cui scopo è quello di riciclare il nylon insieme a molti altri materiali che sono stati raccolti così da dar vita ad un’economia che si possa sviluppare in maniera circolare.

Rifiuti nei mari- Oipamagazine.it

Infatti, il 50% delle reti raccolte sono state sfruttate dagli impianti di Aquafil, una società tessile di Arco il quale si è trovato d’accordo fin da subito con la causa dell’associazione, andando così a trasformare tutti questi rifiuti in nylon rigenerato.

Stiamo parlando dell’Econyl, un prodotto che è stato utilizzato da alcuni marchi globali che si occupano sia dell’alta moda che di abbigliamento sportivo oppure di arredamento.

Due sono le azioni su cui si basa Healthy Sea ossia: da un lato troviamo l’aspetto educational utile per fare in modo che la coscienza ambientale dei bambini e dei ragazzi possa crescere, mentre dall’altro troviamo la prevenzione il cui scopo è quello di dar vita alla consapevolezza da parte di coloro che fanno parte del problema, partendo dai pescatori i quali non devono essere visti come nemici ma come un aiuto per risolvere tale problema.

La pulizia estesa in aree del tutto nuove

In occasione dell’ anniversario decennale dell’associazione, è stata colta l’occasione per guardare quali sono gli obiettivi del futuro, partendo da un rebranding in cui il polipo risulta essere l’immagine dell’unicità di forme naturali ma che è anche capace di adattarsi a risolvere problemi

A questo riguardo, la chief communication officer di Aquafil, Maria Giovanna Sandrini, afferma che tale elemento viene visto come il simbolo di «una nuova Healthy Seas che punta a diventare un movimento in grado di coinvolgere le persone e le istituzioni attorno alla necessità di trovare soluzioni».

Ed è proprio per questo motivo che molti attivisti sono riusciti a trovare altre linee di azione:

  • andare avanti ed ampliare le azioni di pulizia dei fondali marini;
  • rispondere sempre di più alle esigenze di una presenza attiva, attraverso una collaborazione globale.

    Rete di nylon- Oipamagazine.it

Vicino a queste linee, risulta essere quindi molto importante il sostegno e l’affiancamento del legislatore così da dar vita ad un adeguamento delle norme in cui si va a consolidare il cambiamento.