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Economia e Finanza

Altro che aumento dello stipendio e della pensione, cosa accadrà tra settembre e ottobre

Tutti si aspettano che l’aumento dello stipendio e della pensione continui anche per il prossimo anno, ma potrebbero esserci brutte sorprese.

Soldi volatilizzati – oipamagazine.it

C’è il rischio concreto che stipendi e pensioni per quest’anno non aumentino come sperato se non ci saranno interventi concreti a settembre e ottobre.

Diciamo che questo aumento c’è già stato rispetto allo scorso anno, dovuto principalmente alle rivalutazioni pensionistiche e al taglio del cuneo fiscale per gli stipendi.

A ciò aggiungiamo i vari bonus riconosciuti negli scorsi mesi e una quattordicesima più alta che negli scorsi anni.

Il problema è che se non si interverrà subito, entrambi gli emolumenti rischiano seriamente di ridursi nuovamente.

Cosa accadrà tra settembre e ottobre: stipendi e pensioni aumenteranno?

Ci vorrebbe un’immediata riforma fiscale per scongiurare questo pericolo, oppure Decreto Lavoro ex novo o misure da inserire successivamente nella Manovra Finanziaria del 2024.

Questo per coinvolgere non soltanto nuovamente le pensioni minime, già rivalutate quest’anno, ma anche le altre prestazioni pensionistiche e, non in ultimo, gli stipendi.

È risaputo che le pensioni vengono rivalutate basandosi sull’andamento dell’indice inflazionistico e dei prezzi al consumo.

Stando alle ultime previsioni, entro il mese di ottobre andrebbe attivato un adeguato indice rivalutativo in base all’attuale tasso di inflazione. Se così non fosse, le pensioni del prossimo anno sarebbero inferiori rispetto a quelle attuali.

Aumento delle pensioni-oipamagazine.it

Mettiamo che l’inflazione, attualmente al 6,4%, restasse tale anche alla fine dell’anno. Ciò vuol dire che l’indice rivalutativo delle pensioni dovrebbe essere del 6%, anche se con tutta probabilità sarebbe massimo del 4%.

Basterebbe semplicemente ricalcare quanto fatto quest’anno: a fronte di un tasso di inflazione dell’11%, l’indice di rivalutazione fu fissato al 7,3%, anche se quello giusto doveva essere del 10% per consentire ai pensionati di avvalersi di un potere di acquisto maggiore.

L’aumento delle pensioni è messo a rischio anche dalla perequazione delle stesse decise dal Governo Meloni.

Adesso, le percentuali di rivalutazione sono passate da tre a sei, riducendosi in modo proporzionale all’aumentare della pensione. Tutto questo ne riduce il potere rivalutativo.

Prima, le percentuali di rivalutazione erano del 100%, del 90% e del 75%. Adesso, invece, sono del 100%, dell’85%, del 53%, del 47%, del 37% e del 32%.

Pare chiaro che, se si calcola la rivalutazione sulle nuove percentuali, eccezion fatta per le pensioni più basse, dove la rivalutazione è totale, la penalizzazione per le altre è evidente.

L’ipotesi dell’annullamento

Adesso è il momento di affrontare il tema stipendi. Tra il mese di settembre e il mese di ottobre, tramite il nuovo Decreto Lavoro oppure con misure da inserire nella nuova finanziaria del 2024, onde evitare il rischio di nessun aumento retributivo sia per quest’anno che per il prossimo, il Governo dovrebbe confermare al 7% il taglio del cuneo fiscale, che è stato approvato tramite il Decreto Lavoro.

A maggio, il Governo aveva incrementato di 4 punti percentuali il taglio del cuneo fiscale, che era quindi passato dal 3 al 7% per i cittadini italiani con reddito annuo di massimo 25.000 euro, ossia stipendi di 1.923 euro mensili lordi.

Aumento dello stipendio-oipamagazine.it

Invece, per coloro che percepiscono un reddito lordo annuo tra 25.000 e 35.000 euro, ossia stipendi di 2.692 euro al mese lordi, il taglio del cuneo fiscale è passato dal 2% al 6%.

Grazie a questi tagli, chi a luglio ha percepito 1.500 euro di stipendio, si è visto un aumento di 105 euro in busta paga.

Fatto sta che soltanto una parte di lavoratori dipendenti ha diritto a questi aumenti salariali. Sono esclusi quelli che percepiscono ogni mese 2.700 euro di stipendio in poi.

Allo stato attuale, il Decreto Lavoro resta fermo sulla posizione di applicare il taglio del 7% soltanto fino a fine dicembre.

Cosa accadrà dopo? Difficile dirlo. L’intenzione resta quella di riportare gli stipendi agli stessi livelli bassi antecedenti la manovra; anzi, l’obiettivo è di offrire potere di acquisto maggiore ai lavoratori dipendenti.

L’unico modo per farlo è la riconferma del taglio del cuneo fiscale anche per il 2024. Bisognerà aspettare gli inizi di settembre per avere conferme in merito.