Tra non molto, i rifiuti di plastica potranno essere trasformati in detersivi. Ma in che modo?
È stato ideato un processo del tutto nuovo capace di trasformare tutti i rifiuti di plastica in componenti attivi di detersivi, i quali in genere vengono prodotti partendo da fonti fossili. Ma vediamo insieme di scoprire qualcosa di più su questo argomento.
Vista la situazione attuale in cui ci troviamo a vivere, è possibile affermare che si produce molta più plastica di quanta se ne riesce a riciclare.
In ogni caso, la scienza continua ad essere al lavoro per andare a cercare metodi del tutto nuovi attraverso i quali si dà una seconda vita a tale rifiuto.
Una soluzione sembra essere stata condivisa attraverso uno studio del tutto nuovo reso pubblico su Chem, in cui si va a proporre un metodo per riuscire nella trasformazione del polioleffina, un tipo di polimero che viene sfruttato all’interno degli imballaggi monouso, in molecole base dei solfattanti, ossia alchil aromatici, i classici componenti che si trovano nei diversivi.
La ricerca porta avanti uno studio fatto in precedenza in cui gli scienziati andavano ad esporre il funzionamento del processo di catalisi, capace di riuscire a spezzare ogni l’esame degli atomi di carbonio che facevano sì che la plastica potesse essere poco biodegradabile e andarli a riagganciarli all’interno di catene molecolari che prendono il nome di “di anelli alchil aromatici“.
Il procedimento, anche se risulta essere molto efficace, impiega una gran quantità di tempo.
Ed è per questo motivo che i ricercatori hanno preso la decisione di aumentare l’acidità del catalizzatore originario di alluminio, andando ad aggiungere fluoro e cloro così da rendere il tutto molto più veloce.
Questo metodo innovativo è in grado di funzionare a temperature moderate e va ad impiegare circa due ore per portare a termine la trasformazione della plastica cambiata in molecole altil aromatiche.
Attualmente si vanno a produrre dei solfattanti partendo da fonti fossili.
Nel caso in cui si riuscisse a realizzarli partendo però dai rifiuti di plastica, si andrebbe a risparmiare sia inquinamento che deriva dai combustibili fossili che quello che proviene dalla fase di riciclaggio della plastica, la quale in genere viene buttata in discarica o bruciata.
Lo scopo è quello di fare in modo che tale metodo venga utilizzato anche su larga scala da parte di molte industrie chimiche che vanno a produrre dei surfattanti che si trasformano in detergenti, detersivi liquidi e sapone.
Il passaggio successivo è quindi quello di controllare la sostenibilità effettiva del procedimento così da capire se il metodo risulta essere ecologico al 100%, o se sia necessario valutare il ciclo di vita andando a calcolare l’energia che si sfrutta oltre alla quantità di gas serra che vengono emessi nel corso di ogni fase.