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Smart working e danni alla salute: quali sono i rischi?

In base ad un’analisi condotta, pare che lo smart working abbia causato alcuni danni nell’organismo di coloro che lo hanno utilizzato molto come metodo di lavoro. Ma di quali danni si parla? Una domanda a cui cercheremo di dare risposta nel testo che segue.

Danni smart working- Oipamagazine.it

Da uno studio condotto, sembra che l’aumento della sedentarietà causato dallo Smart working, abbia dato vita ad alcune malattie oltre che a danni alla vista.

La diffusione dello Smart working

Nel corso della pandemia, lo Smart working ha rivoluzionato del tutto il mondo del lavoro, dando vita ad un adattamento molto più veloce dei modelli organizzativi da remoto per ogni azienda.

Si tratta di un fenomeno che ha assistito ad una crescita molto rapida a cui però spesso sono mancate le precauzioni utili per rendere più fattibili le nuove condizioni di lavoro.

Sono condizioni che hanno spinto i dipendenti ad assumere delle abitudini dannose per la propria salute, a partire dalla postura di fronte al computer fino a trascorrere molte ore seduti.

In base ad un’analisi realizzata dalla testata statunitense ‘The Hill’, si tratta di comportamenti che tra non molto potrebbero dar vita a tutte quelle conseguenze sull’organismo, sulla vista e sulla nascita di altre patologie.

I danni alla salute a causa dello Smart working, l’analisi

A seguito dell’analisi, si è scoperto che il lavoro a distanza ha causato alcuni problemi come problemi di natura mentale, accumulo di stress, trombosi e disturbi del sonno.

Prendendo come punto di riferimento i dati del Pew Research Center, pare infatti che fino al mese di marzo del 2023 circa 23 milioni di americani venivano impiegati ancora da remoto.

Si tratta di una condizione che, negli Stati Uniti proprio come nell’intero pianeta, si va ad unire ad un momento troppo lungo di sedentarietà che provoca malattie molto gravi.

Danni alla vista- Oipamagazine.it

Invece, se ci si basa sui dati rilasciati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, già 15 anni fa, ossia nel 2008 una percentuale pari al 31% delle persone nel mondo intero risultavano essere “insufficientemente attive fisicamente” mentre circa 3,2 milioni di persone sono morte per problematiche legate alla sedentarietà.

In base ad un altro sondaggio, sembra che in genere un lavoratore da remoto faccia soltanto 16 passi dal letto alla sua postazione mentre la metà degli intervistati afferma che ha visto una riduzione del 50% del movimento fisico nel corso di una giornata lavorativa, un qualcosa che si è registrato solo nel corso dell’ultimo anno.

Sembra quindi che, in base ad un’analisi fatta nel 2021 da parte dello Stanford University, tra il 2007 e il 2016 si trascorrono tra le 5,5 alle 6,4 ore al giorno seduti mentre, dal mese di aprile del 2020, le ore sedute sono arrivate addirittura a più di 8.

I rischi maggiori per la salute

Alcuni dei rischi per la salute legati ad uno stile sedentario, risultano essere l’accumulo di sangue.

Infatti, nel momento in cui si resta seduti per molto tempo, si vede aumentato il rischio di sviluppo di problemi come potrebbe essere la trombosi venosa la quale è in grado di arrivare fino ai polmoni, causando così delle embolie polmonari oppure uno stop del flusso del sangue.

Tra le altre conseguenze, troviamo anche un notevole aumento di peso il quale può causare una resistenza all’insulina e, di conseguenza, maggiori probabilità di veder nascere diabete e malattie cardiovascolari.

Tra le numerose ripercussioni che il nostro corpo si trova a sopportare nel momento in cui si trascorrono molte ore di fronte ad un computer, troviamo anche un affaticamento della vista insieme alla nascita di numerose emicranie.

Donna che soffre di emicrania- Oipamagazine.it

Infatti, basandosi su un’indagine portata avanti da “All about vision” sembra che un soggetto che lavora da casa, in media trascorre di fronte ad uno schermo circa 13 ore al giorno, indipendentemente dal fatto che si tratta di televisione, telefono o laptop.

Si tratta di un qualcosa che si spiega soprattutto per coloro che sono in Smart working che hanno bisogno di restare sempre in contatto con clienti, colleghi o superiori tramite un utilizzo più elevato di videochiamate, a differenza di coloro che lavorano in sede che hanno la possibilità di parlare in presenza con il proprio interlocutore.

Da ciò che si è scoperto attraverso un sondaggio fatto su 2000 lavoratori a domicilio, pare che il 50% dei lavoratori da remoto affermano di aver visto su di sé un aumento dell’affaticamento della vista proprio nel corso del primo anno della pandemia.