Meno soldi sul cedolino in futuro? Non sarebbe una novità. Ma chi sono coloro che potrebbero essere colpiti da questa diminuzione?
Nonostante il continuo calo dell’inflazione, il tasso a luglio si attesta ancora al 6%, in leggero calo rispetto al 6,4% di giugno, ma tornato allo stesso livello di aprile 2022.
L’impatto sulle prestazioni pensionistiche, purtroppo, continuerà a farsi sentire per un bel po’ di tempo.
Nonostante l’indice dei prezzi al consumo si è dimezzato rispetto al picco di fine 2022, l’obiettivo del 2% della Banca centrale europea rimane ancora fuori portata.
Anche se l’inflazione media quest’anno è al 5,6% (rispetto all’8,1% nel 2022), le conseguenze continuano a farsi sentire.
La perdita del potere d’acquisto è un problema davvero serio, con gli adeguamenti delle pensioni che non hanno purtroppo riguardato tutti i pensionati italiani.
Meno soldi sul cedolino della pensione anticipata
Non bastasse questo, chi vorrebbe raggiungere il traguardo del pensionamento anticipato, e ha iniziato a lavorare dopo il 1996, sarà costretto a sborsare di più.
Andiamo a prendere i calcoli di Smileconomy. Secondo i dati riferiti al 2012, per avere diritto a una pensione almeno 2,8 volte l’assegno sociale e andare in pensione a 64 anni dopo 20 anni di contributi versati, servivano 297mila euro.
Se facciamo un confronto con i tempi odierni, nel 2024, tenendo conto del tasso di inflazione che abbiamo visto finora, i soldi che occorreranno sono circa 373mila euro.
Meno soldi sul cedolino-oipamagazine.itSi tratta di un aumento notevole del 25%, il che significa ulteriori 75mila euro da sborsare.
E non soltanto per il pensionamento anticipato: per chi vuole richiedere la pensione di vecchiaia contributiva a 67 anni, la soglia (almeno 1,5 volte l’assegno sociale) è passata dai 143.000 euro del 2022 ai 181.000 euro del 2024.
Redditi elevati colpiti anch’essi dall’inflazione
L’inflazione sta influenzando in modo importante le persone con un reddito medio e che hanno iniziato a lavorare a partire dal 1 gennaio 1996.
E se guardiamo ai contributi pensionistici, vanno versati fino a un limite specifico che oscilla insieme all’inflazione.
Ad esempio, nel 2022 questo limite era di 105.014 euro, ma a causa dell’inflazione è salito adesso a 113.520 euro.
Se guardiamo le cose in prospettiva futura, si prevede che nel 2024 il limite potrebbe potenzialmente salire ancora più in alto, fino ad arrivare a 119.877 euro.
La scelta da fare sul TFR
A causa dell’attuale situazione, le giovani generazioni si ritrovano in una posizione che li costringe a prendere una decisione: prendere in considerare strumenti che consentono di pianificare la pensione.
Partiamo dalla liquidazione. Nel 2022 l’importo ricevuto dall’azienda ha fruttato un rendimento di circa il 10%, mentre i fondi pensione hanno registrato perdite comprese tra il 9,8% e l’11,5%.
Però si tratta di una situazione transitoria. A lungo termine, avere una previdenza complementare può potenzialmente offrire il doppio dei benefici rispetto al TFR.
Il problema è che bisogna investire i soldi in un fondo pensione ad alto rischio acquistando più azioni.
I rendimenti sono senza dubbio allettanti, ma il rovescio della medaglia è il rischio di perdere un bel po’ di soldi.
Riscatto della laurea: come cambia
Pianificare in anticipo la pensione oppure far lievitare l’importo della pensione di vecchiaia potrebbe essere un’idea. Ma come? Un’opzione interessante è il riacquisto dei crediti formativi.
Il problema semmai è sempre l’inflazione, che potrebbe influire sui costi. Nel 2019, il riscatto di un anno di studio aveva un costo di 5.240 euro (o un totale di 15.719 euro per tre anni).
Questo costo, adesso, è lievitato, anche se non eccessivamente, arrivando fino a 5.776 euro. E nel 2024? Se tutto rimane così com’è, raggiungerebbe i 6.100 euro.
Quindi, per recuperare tre anni di studi universitari il prossimo anno potrebbe costare davvero caro.
Non c’è dubbio che questo riscatto agevolato ha i suoi pro, soprattutto per chi ha iniziato a lavorare e studiare dal 1996. In alternativa, si potrebbe optare per il ricalcolo basato esclusivamente sui contributi.
Ci sono addirittura quei casi in cui il riscatto consentirebbe di andare in pensione più avanti, in quanto elimina il requisito di pensione anticipata che si basa sui contributi versati.