La nuova riforma fiscale è in dirittura di arrivo. Multe, IMU e tasse rientrerebbero nell’addebito diretto. Vediamo come funziona.
L’argomento tasse è sicuramente scottante, soprattutto quando bisogna fare i conti con le casse erariali. E per conti intendiamo proprio i soldi totali che alla fine racimoleranno.
A porsi questo quesito sono proprio i contribuenti italiani, nel momento in cui arriva il momento di pagare le tasse.
Se ce ne fosse soltanto una, il compito sarebbe molto semplice. Il problema è che le tasse da pagare sono parecchie (circa un centinaio).
La pressione fiscale in Italia è veramente notevole. A dirlo non sono soltanto i contribuenti, ma anche la CGIA di Mestre, la quale ha pubblicato i dati in merito. Cosa dicono? La pressione attuale è del 43,5%.
Un numero che fa impressione solo a pensarlo, figurarsi se viene reso ufficiale. Se, poi, lo confrontiamo con quello degli anni precedenti, non c’è da stare molto allegri per il futuro
Nel 2019, prima della pandemia per intenderci, la pressione fiscale era del 42%. Dopo tutto quello che accaduto in questi 4 anni, ci si aspettava che restasse tale o addirittura inferiore.
Invece, nel 2020 è arrivata al 42,7% e nel 2021 al 43,4%. Se poi lo mettiamo a confronto con il resto dei Paesi OCSE, l’Italia è tutto tranne che il Paese dei Balocchi. La media di queste nazioni, infatti, è del 34,1%, quasi il 10 per cento in meno del nostro.
E la riforma fiscale tanto decantata? Non ci sono novità in merito, anche se uno degli obiettivi resta quello di modificare il modo in cui vengono gestite le entrate locali, tra cui le multe stradali.
Un passo avanti è stato fatto con l’approvazione da parte della Commissione Finanze del Senato dell’emendamento che affronta la questione.
A portarlo sul tavolo delle trattative sono stati il presidente Massimo Garavaglia e l’onorevole Stefano Borghesi, entrambi in rappresentanza della Lega.
Nel nostro Paese, il reddito generato con mezzi diversi dalle tasse imposte da Comuni e Regioni ha subito una forte diminuzione.
Tra le voci figurano le multe per le violazioni del codice della strada e le tasse per i servizi come il trasporto scolastico o l’uso della mensa.
Concentrandoci sulle multe, attualmente esiste già uno sconto del 30% per le persone che le pagano entro cinque giorni.
L’obiettivo, però, è quello di incoraggiare gli italiani che hanno commesso un’infrazione a pagare ancora prima. Ma in che modo?
Tra le varie ipotesi, c’è quella di rendere più celeri i sistemi di pagamento. Per faro, il Governo intende prendere direttamente in mano la situazione, lasciando l’imposizione delle tasse locali a Comuni e Regioni.
L’obiettivo principale è quello di rinnovare il sistema tributario locale al fine di migliorare le aliquote complessive di riscossione, in particolare nelle regioni centro-meridionali dove questo processo fa fatica a prendere piede.
Nell’ambito delle modifiche delineate dal nuovo articolo 18-bis, si intende mantenere il principio di progressività, nel senso che l’aliquota media aumenta all’aumentare del reddito imponibile.
Inoltre, l’obiettivo è anche quello di eliminare il problema della doppia imposizione tra il governo e le autorità locali, con il reddito del contribuente che viene tassato due volte.
L’indipendenza finanziaria e l’attuazione del federalismo fiscale sono tra gli obiettivi, ma anche la dichiarazione dei redditi e gli adempimenti fiscali, con il sistema sanzionatorio che andrebbe revisionato per renderlo più equo e proporzionale.
C’è poi l’intenzione di dare agli enti locali maggiore libertà nell’attuare le agevolazioni sui pagamenti delle imposte, evitando in questo modo l’attesa delle nuove norme governative.
Inoltre, gli stessi enti locali potranno finanziare completamente le loro attività grazie agli incassi da tasse e altro.
Per farlo, andrebbe rafforzata sia la formula verticale, che prevede i fondi statali destinati agli enti locali, sia la formula orizzontale, che riguarda i trasferimenti tra Comuni.
L’obiettivo finale è uno soltanto: offrire sostegno fiscale alle zone dell’Italia che sono economicamente più svantaggiate.
Certo, l’entità di questa riforma dipenderà dalla disponibilità delle finanze pubbliche attuali, che di certo non navigano nell’oro.