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Digitale terrestre, la data preoccupa milioni di italiani: quando saluterai la tua TV

È da tempo che si dice che il vecchio standard del digitale terreste sarebbe stato sostituito ovunque. In realtà non è così.

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Tutti noi sappiamo che il digitale terrestre, conosciuto anche come DTT, ha fatto il suo debutto in Italia nel lontano 2008, con i canali visibili in chiaro e, quindi, senza la necessità di abbonarsi per vederli.

Ma il DTT usa i satelliti per inviare il segnale? Assolutamente no, perché si basa sui vecchi ripetitori terrestri, proprio come facevano i precedenti sistemi analogici.

Il segnale poi arriva alle nostre antenne sui tetti, che lo trasmettono al dispositivo (che sia decoder o smart TV non ha importanza). L’importante è che compatibile con il nuovo standard DVB-T2.

Non solo: l’antenna deve essere anche direzionata nel modo giusto, ossia in direzione del ripetitore terrestre, altrimenti il segnale dei vari canali non arriva.

A proposito di canali: oltre a quelli RAI, Mediaset, ma anche ad altri nazionali, ci sono tante emittenti locali che trasmettono il loro segnale, che variano da regione a regione.

Ma quando è partita la diffusione del nuovo standard DTT? Il 21 dicembre del 2022, sostituendo il vecchio sistema di codifica MPEG2 con lo standard MPEG4 AVC.

Un cambiamento radicale sicuramente, ma che è sfuggito a una buona fetta della popolazione italiana, che sono stati costretti di fretta e furia a sostituire il loro vecchi decoder e apparecchi televisivi.

Digitale terrestre: da DVB-T a DVB-T2

Questo grande cambiamento è stato pianificato già da un po’ di tempo, e aveva una sua scadenza iniziale.

Purtroppo, il passaggio dallo standard DVB-T allo standard DVB-T2 ha avuto dei rallentamenti per problemi tecnici e logistici.

Infatti, la scadenza originale, prima fissata per il 21 giugno 2022, è stata spostata al 20 giugno 2022. Adesso che siamo in pieno 2023, il DVB-T2 non è ancora attivo e funzionante in tutta Italia.

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Ma quali sono questi “problemi” che stanno rallentando la diffusione ovunque di questo nuovo standard? È perché è così importante farlo prima possibile.

I problemi quelli descritti sopra, mentre l’urgenza è dettata dal fatto che il vecchio segnale, che opera alle frequenze da 700 MHz (Megahertz), deve lasciare spazio a quelle del 5G.

Siccome questo passaggio di consegne doveva avvenire in tutta Italia a fine 2022, sono ancora indietro con le consegne.

Fatto sta che questa transizione sta creando non pochi problemi a diversi utenti che, nonostante abbiamo già cambiato apparecchio TV e decoder, devono guardare alcuni canali con il vecchio standard.

Ma cosa ha di speciale lo standard DVB-T2? La possibilità di vedere film, telefilm e quant’altro in modalità 4K, con una definizione nettamente superiore a quella Full HD.

DVB-T2: a quando lo switch-off?

Oltre al fatto che ancora in diverse zone d’Italia questo nuovo standard non è arrivato, c’è anche un altro problema.

Un buon numero di Regioni lamenta che il segnale è incredibilmente debole e incostante, cosa che ha spinto Rai e Mediaset a continuare a trasmettere la versione standard SD, che esiste da decenni, pur di garantire la visione dei canali agli utenti.

Quindi, in queste zone, i canali RAI possono essere visti, ma bisogna accontentarsi della scarsa qualità video.

Niente da temere, perché questa situazione è soltanto momentanea e, probabilmente, nel giro di pochi mesi tutto verrà risolto.

Certo, non sarà facile diffondere il nuovo standard nelle zone più remote d’Italia, tipo i paesini che si trovano sulle montagne, ma alla fine ci riusciranno.

Quindi, quando finiranno questi benedetti lavori? Considerando che siamo già in piena estate, difficilmente verranno completati a fine anno. Quindi, bisogna attendere i primi mesi del 2024, giusto per vedere a che punto sono.

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Non bastasse questo, ci sono diversi utenti italiani che ancora non ne vogliono sapere di sostituire i vecchi televisori, preferendo acquistare un decoder da 20/30 euro piuttosto che andare a spendere quasi 300 euro per una Smart TV.

Questo, però, è un problema che dovranno risolvere chi produce queste TV, ma anche lo Stato italiano, offrendo incentivi o bonus per la sostituzione dei vecchi televisori.