Il dibattito sulle pensione per il 2024 crea molta confusione. In questi giorni il governo Meloni sta pensando alle riforme.
Il dibattito sulle pensioni è sempre aperto, e di certo vi è molta confusione al riguardo. In questi giorni il governo Meloni, sta pensando a nuove riforme in tema di pensioni.
Le proposte per riformare il settore delle pensioni sono diverse, e tra queste vi è la Quota 41, che potrebbe sostituire la Quota 103. Per sapere quanti anni saranno necessari, per poter andare in pensione nel nuovo anno, vi consiglio di leggere le informazioni qui riportate.
Pensione e riforme per il 2024
Il governo sta lavorando e discutendo per riformare il sistema pensionistico italiano. In base alle possibili riforme delle pensioni per il 2023 e 2024, l’età pensionabile potrebbe cambiare.
La pensione di vecchiaia in Italia, si ottiene al compimento dei 67 anni di età e 20 anni di contributi. Per quanto riguarda la pensione anticipata, servono 42 anni e 10 mesi per gli uomini, e 41 anno e 10 mesi per le donne.
La riforma delle pensioni che sindacati e lavoratori desiderano, dovrebbe essere quella di andare in pensione a 67 anni oppure all’età di 62 anni con 41 o 42 anni e 10 mesi di contributi. In base alla Quota 103, attualmente in vigore, è possibile andare in pensione e smettere di lavorare al raggiungimento di 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023.
La Quota 100 prevede il pensionamento al raggiungimento dei 62 anni di età e ben 38 anni di contributi. La Quota 102, stabilisce come requisiti per il pensionamento il raggiungimento dei 64 anni di età e 38 anni di contributi. Tra le soluzioni e le diverse Quote, potrebbe essere introdotta la Quota 96 secondo la quale si può andare in pensione a 61 anni d’età e 35 anni di contributi per color che lavorano in determinati settori.
Pensione e Quota 41
Il governo deve fare scelte importanti sul sistema pensionistico, tenendo conto che il Fondo monetario internazionale, ha espresso il suo parere contrario versi i pensionamenti anticipati. Secondo quanto è stato reso noto, il Fondo non è favorevole a nuove riforme sulle pensioni in Italia, dato che ciò avverrebbe un impatto negativo sul sistema previdenziale.
Il nostro paese, ha già una spesa per le pensioni che è al sopra della media europea. Visto che vi sono diversi modi per abbassare l’età di pensionamento, le riforme vanno fatte con cautela. Per cui, le nuove riforme possibili riguardano la possibile estensione della Quota 41 o proroga della Quota 103.
Va precisato che a fine dicembre 2023, si arriverà alla scadenza della Quota 103 che potrebbe essere rimpiazzata dalla Quota 41. La Quota 41 si basa sul ‘idea di andare in pensione al raggiungimento di 41 anni di lavoro ma con un taglio sulla pensione. In base al sistema di calcolo contributivo, è stato stimato un taglio di circa il dieci per cento.
Pensione in due tempi
Mentre la Lega si auspica per il nuovo anno all’affermazione della Quota 41, i sindacati hanno ipotizzato un altra soluzione. Visto che la misura dei 41 anni di contributi per andare in pensione, comporterebbe molte spese, i sindacati hanno pensato a una misura con effetti minori.
L’INPS ha avanzato come proposta per riformare e riorganizzare le pensioni: la pensione in due tempi. In pratica, l’uscita anticipata spetterebbe solo per i lavoratori che hanno compiuto i sessanta tre o sessantaquattro anni di età, e che hanno versato almeno venti anni di contributi. Questa prima parte d’italiani, quindi andrebbero liquidati con il sistema retributivo in vigore a partire dal 1996.
Una seconda parte di lavoratori, invece andrebbero in pensione al raggiungimento dei sessantasette anni di età. Per questa fetta di lavoratori, la liquidazione è relativa agli anni di lavoro antecedenti al 1996.
Bisognerà vedere quale sarà la decisione definitiva per la pensione a partire dal 2024 da parte del governo. Al momento, infatti, per la pensione dal 2024 in poi sono state formulate solo ipotesi.