È stato confermato un nuovo bonus pensioni. Andiamo a scoprire quanti soldi in più ha accreditato l’INPS e quando.
Nel mese di luglio è avvenuto il pagamento della quattordicesima insieme agli aumenti salariali minimi.
Inoltre, bisogna considerare anche il tanto discusso bonus Maroni. La domanda sorge spontanea: questo bonus è davvero un valido aiuto?
Un po’ da tutte le parti, la notizia di ulteriori soldi che sono arrivati nei conti bancari di innumerevoli pensionati è diventata onnipresente.
Questo incipit di denaro arriva sotto forma di quello che oggi viene comunemente chiamato bonus Maroni, dal nome del defunto ministro dell’Interno e figura storica della Lega, deceduto lo scorso anno.
A partire dalla fine di giugno, i privati hanno avuto la possibilità di richiedere all’INPS il bonus Maroni.
Questo bonus è una forma di assistenza finanziaria concessa a coloro che scelgono di ritardare il pensionamento pur soddisfacendo i criteri necessari per rientrare nella Quota 103.
Tuttavia, il problema semmai è che questa misura non è adatta a tutti e sarà vantaggiosa solo per un numero limitato di futuri pensionati.
Bonus Maroni: elogi e critiche da più parti
L’incentivo, che prende il nome dal suo ideatore, Maroni, ricorda un precedente programma attuato tra il 2004 e il 2007 dall’allora ministro.
Di che programma stiamo parlando? Mentre alcuni lo considerano un sistema di aiuto ai pensionati di grande portata, altri mostrano un certo scetticismo, etichettandolo come un bonus alquanto ambiguo.
In sostanza, questa agevolazione offre ai cittadini italiani che scelgono di prolungare il loro pensionamento un aumento sostanziale del reddito, esentandole dal versamento dei contributi.
Il 2023 porta con sé un cambiamento notevole nell’ambito dei contributi finanziari. L’aliquota di esenzione è ora fissata al 9,19%, offrendo una certa agevolazione ai soggetti che hanno soddisfatto i necessari criteri pensionistici di Quota 103.
Di conseguenza, il bonus Maroni 2023 funge da strumento di sostegno economico per i dipendenti aventi diritto.
Rispetto al suddetto aumento, una novità significativa è attualmente in corso d’opera: l’eliminazione della quota contributiva del lavoratore.
Questa modifica avrà senza dubbio un impatto sull’indennità pensionistica futura. Dall’esame di alcuni cedolini pensionistici del mese di luglio emerge, come proposto dal Governo, che l’integrazione è un aumento oltremodo vantaggioso attuato attraverso l’utilizzo del bonus.
Bonus pensioni: ecco quanti soldi in più si ottengono
Alla luce di tale sgravio, ai lavoratori viene risparmiati l’onere del pagamento del 9,19% dei contributi complessivi che altrimenti sarebbero stati tenuti a versare. Inoltre, tale importo viene poi incluso nel stipendio del lavoratore netto. Di conseguenza, i dipendenti godono di uno stipendio più consistente.
Il calcolo dell’importo del bonus può sembrare un mistero, ma non è così. Per uno stipendio medio lordo di 2.000 euro, il risparmio ammonta a 183,60 euro al mese (parliamo di contributi, ovviamente).
Se invece lo stipendio è di 3.000 euro lordi, la riduzione della quota contributiva comporterà un risparmio di 275,40 euro.
Oltre alle agevolazioni già previste dalla normativa vigente, vale a dire l’agevolazione del 2% (che è salita al 6% da luglio 2023) per le retribuzioni lorde inferiori a 2.692 euro, e quella del 3% (che salirà al 7%) per persone con reddito inferiore a 1.923 euro lordi, è importante dare atto dell’ulteriore sgravio ottenuto.
Sono circolate voci su un potenziale aumento delle pensioni minime. A partire da luglio, le persone di età inferiore ai 75 anni hanno avuto un aumento, anche se modesto, da 563 a 572 euro, una differenza inferiore a 10 euro.
Invece, gli over 75 sono arrivati a percepire 600 euro di pensione. È importante notare che questi adeguamenti sono separati dalla quattordicesima, che viene riconosciuta ai pensionati di età pari o superiore a 64 anni e con un reddito minore di 14.657 euro.