In questo articolo ci avvaliamo di una sentenza per rispondere alla domanda “È legale spiare la chat WhatsApp per scoprire un tradimento?”.
In passato, la Cassazione ha pronunciato una sentenza affermando che la sottrazione forzata di un telefono cellulare al proprio partner per esaminarne il contenuto e trovare prove di infedeltà costituisce reato di rapina.
Questa decisione ha spinto numerose persone a chiedersi se leggere una conversazione WhatsApp senza l’uso della violenza per scoprire un tradimento rientri nei confini della legalità.
Prendiamo l’esempio di un uomo che ha lasciato involontariamente il suo smartphone sul divano mentre faceva la doccia.
Notando ciò, sua moglie ne ha approfittato per entrare nelle sue conversazioni in chat e leggere i messaggi più recenti scambiati con un’altra donna, imbattendosi in conversazioni compromettenti e video a carattere erotico o peggio.
Ora, la domanda sorge spontanea: tali prove, anche se ottenute senza il consenso del proprietario dello smartphone e violando quindi norme fondamentali sulla privacy, possono essere ritenute ammissibili in un contesto legale?
La materia in questione è piuttosto complessa e, appunto per questo, la Corte di Cassazione è recentemente intervenuta per offrire importanti chiarimenti.
Pertanto, andiamo a esaminare la prospettiva dell’ordinamento giuridico su questo scottante tema.
In questo articolo spiegheremo se i contenuti delle conversazioni WhatsApp di una persona possano essere utilizzati come prova di infedeltà o se tale atto, che lederebbe il diritto alla sua privacy, potrebbe invece dar luogo a responsabilità civile o penale.
WhatsApp può davvero essere utilizzato come mezzo per scoprire l’infedeltà coniugale? E se è davvero possibile, queste informazioni possono essere utilizzate legalmente per una richiesta di separazione o di divorzio?
Questi quesiti approfondiscono gli aspetti personali e intimi della nostra vita, intersecandosi anche con la legislazione sulla privacy e le libertà individuali.
Nel corso della storia, ci sono stati numerosi casi in cui i giudici hanno stabilito che le prove ottenute illegalmente, in particolare quelle ottenute attraverso la violazione delle regole di riservatezza, possono essere utilizzate nei procedimenti civili.
Ad esempio, l’8 maggio 2013, il tribunale di Torino ha dichiarato che il codice di procedura civile non contiene alcuna disposizione che vieti esplicitamente l’utilizzo di prove acquisite illecitamente, ad esempio attraverso la violazione della normativa sulla privacy.
Invece, il giudice, di fronte a un caso particolare, deve valutare attentamente il delicato equilibrio tra gli interessi concorrenti della riservatezza e il diritto a un’equa difesa.
In termini spiccioli, se qualcuno ottiene l’accesso non autorizzato all’email di un’altra persona o riesce a clonare il suo account WhatsApp, ha la possibilità di leggere le conversazioni private.
Questa prova può quindi essere presentata in un tribunale. Un esempio potrebbe essere l’atto di infedeltà di un dipendente nei confronti del proprio datore di lavoro o un tradimento all’interno di un matrimonio.
In una recente sentenza della Cassazione, è stato stabilito che le informazioni riservate ottenute attraverso la lettura non autorizzata dei messaggi WhatsApp di qualcun altro possono essere ammissibili come prova in procedimenti giudiziari, in particolare nei casi di separazione.
Ciò significa che le conversazioni e i video incriminanti scoperti su WhatsApp possono servire come prova di tradimento.
Un esempio: Tizio si imbatte in messaggi compromettenti sul cellulare della moglie Sempronia. Se Tizio decide di volersi separare dalla moglie intentando un’azione legale, questi messaggi potrebbero servire come prova convincente a suo favore.
La preoccupazione per la potenziale violazione dei diritti alla privacy quando si utilizzano tali dati è valida.
Tuttavia, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’utilizzo di dati sensibili è lecito nei casi in cui essi siano utilizzati esclusivamente per motivi difensivi, vale a dire per la tutela dei propri diritti.
Inoltre, la tutela giurisdizionale è un diritto inviolabile sancito dalla Costituzione (art. 24), immune quindi da ogni restrizione. Ciò si allinea alle recenti linee guida stabilite dall’Autorità Garante per la tutela dei dati personali.
L’infedeltà può avere un impatto sulla scelta da parte di un giudice del coniuge colpevole in un caso di divorzio.
In tali casi, al coniuge ritenuto responsabile del tradimento può essere negata l’opportunità di chiedere l’assegno di mantenimento e può anche perdere il diritto a essere erede legittimo.
Tuttavia, è imperativo dimostrare che l’atto di tradimento è il fattore scatenante che ha portato all’insopportabilità della vita coniugale.
Di conseguenza, qualsiasi individuo che dimostri con successo che la crisi coniugale abbia avuto inizio prima dell’infedeltà non deve essere ritenuto responsabile, ma deve ugualmente comprovare questa specifica circostanza.
Torniamo al caso di Tizio e Sempronia. Nel caso in cui Tizio intenda ritenere Sempronia responsabile della loro separazione a causa del suo tradimento, sarà tenuto a fornire prove a sostegno del fatto che proprio l’infedeltà di Sempronia ha reso la loro convivenza insopportabile.
Al contrario, se Sempronia afferma che la crisi coniugale era iniziata prima del suo tradimento, anche lei sarà obbligata a presentare prove a sostegno della sua affermazione.