In alcune circostanze c’è il rischio concreto che l’assegno della pensione venga ridotto oppure addirittura perso. Come evitarlo?
L’assegno pensionistico rappresenta un vantaggio economico costituito da una rendita vitalizia o temporanea erogata a un soggetto in virtù di un legame giuridico con l’ente o la società obbligata.
In Italia, il finanziamento del sistema pensionistico pubblico dipende dalla tassazione, in particolare dal versamento obbligatorio dei contributi assicurativi, che si manifestano come prelievi diretti o indiretti.
L’assegno di pensione è un beneficio economico concesso dallo Stato a persone anziane italiane e assimilate che si trovano in una situazione economica difficile.
Questo sussidio è specificamente disponibile per coloro che sono residenti permanenti in Italia e hanno mantenuto la residenza continua all’interno del paese.
In determinate circostanze di reddito, l’assegno sociale ha la capacità di aumentare l’importo della pensione esistente.
L’ammissibilità a questo beneficio è determinata dal reddito individuale per le persone non sposate e combinando il reddito di entrambi i coniugi per le persone sposate.
L’erogazione dell’assegno di pensione è subordinata all’esame preliminare dei requisiti reddituali e di residenza del richiedente con cadenza annuale.
È importante notare che l’assegno sociale non è trasferibile ai familiari superstiti e non può essere erogato fuori dal Paese.
Nel caso in cui l’assegnatario soggiorni all’estero per un periodo superiore a 30 giorni, l’assegno sarà temporaneamente sospeso.
Se la sospensione si protrae per un anno, il beneficio sarà definitivamente revocato.
È fondamentale prestare attenzione, poiché ci sono alcuni errori che devono essere evitati a tutti i costi.
In particolare, un errore ha il potenziale per diminuire o addirittura annullare completamente l’assegno pensionistico.
Questa sentenza è stata stabilita dalla Corte, quindi è imperativo essere estremamente cauti nelle proprie azioni per evitare gravi ripercussioni.
Esiste un potenziale errore che comporta il rischio di riduzione o di perdita totale dell’assegno pensionistico.
Tale sentenza è stata stabilita dal Tribunale di Lucca in data 7 marzo 2023. È emerso che non è consentito il cumulo delle prestazioni pensionistiche con la cosiddetta quota 100. A meno che non vengano applicate sanzioni.
Nella sentenza è stato stabilito che la previsione delineata nelle circolari dell’INPS dovesse essere applicata con una vera e propria sanzione, anziché essere introdotta dal solo ente previdenziale.
Tale sentenza attiene in particolare ad una causa in cui un pensionato, titolare di una quota di pensione pari a 100 a partire dal 1° aprile 2019, ha proposto ricorso in giudiziale avverso il provvedimento disposto dall’INPS.
L’ente aveva chiesto al pensionato di rimborsare l’intero importo percepito a titolo di pensione per le giornate del 13 e 14 luglio, durante le quali il soggetto in questione era occupato.
Inoltre, si sostiene che la disposizione delineata nella circolare INPS possa essere eccessiva e contraddittoria rispetto al principio di proporzionalità.
Conseguentemente, il ricorso del lavoratore ha avuto esito positivo, ma egli è comunque tenuto a rimborsare solo le somme eccedenti percepite per l’espletamento di incarichi subordinati.
È d’obbligo la prudenza nel considerare il complesso e contraddittorio nesso tra l’assegno pensionistico e la quota 100.
Nel corso degli ultimi anni si sono moltiplicati i contenziosi sorti tra privati e INPS in relazione alle retribuzioni percepite, per poi risolversi in ragione della condizione lavorativa di pensionato del soggetto.